I terribili fatti di questi giorni ci hanno colpito, ma quello che ha terrorizzato sono state le immagini provenienti da Bruxelles, capitale dell’Europa.
La paura annienta, deprime e suscita nella gente sentimenti che possono variare dal senso di rabbia a quello di inerzia. Fanno pensare le parole del primo ministro del Belgio che parla di attacco imminente nella città, a Bruxelles, con diversi possibili agguati in molteplici luoghi. In molti stanno provando paura e si condivide tale sentimento con parenti e amici visto che in più si parla pure di Armi Batteriologiche. Capire che non c’è più il Mondo che conoscevamo, e neanche la guerra che conoscevamo. Le immagini viste da molti cittadini dalla finestra mostravano una capitale desolata, ove solamente i militari erano all’interno dei loro mezzi o all’assalto di qualche edificio.
Bruxelles muore con quelle immagini, e con essa la culla del sogno di un’Europa libera e democratica, ieri militarizzata e in stato di assedio. Immagini che segnano la vera sconfitta di quell’utopia o illusione, molto più, purtroppo, dei giovani brutalmente trucidati a Parigi.
Si parla di una rivisitazione dei trattati di Schengen e lasciano pensare le vuote parole di pollitici, spesso di Destra, che lucrano in termini di consensi sulla paura delle persone con espressioni quali “sicurezza”, “identità”, “terrorismo”.
La politica – soprattutto in una certa area politica – si è ridotta al solo parlare “alla pancia” delle persone. Nessuna idea, nessun concetto e nessuna visione del futuro che sia alternativa al modello di società che in questi giorni ha dimostrato il suo fallimento.
La globalizzazione folle, alla base della società moderna, ha mostrato a tutti i suoi limiti. Si sono usate le parole di un presunto benessere e di una presunta democrazia che hanno progressivamente spaccato il mondo in due – nord e sud, ricchi e poveri. La globalizzazione è servita proprio a questo: a far conoscere ai poveri chi sono i ricchi, ad alimentare l’odio di chi non ha saputo, voluto o potuto dare un senso alla propria vita.
Ad essere smarrita non è la società europea sotto i colpi delle armi dei predoni dell’ISIS: a morire è il senso della vita, annientato da un progetto che si è solamente basato sulla globalizzazione del capitale. È fallito il capitalismo “buono”. Oggigiorno si parla, per esempio, di rifiugiati, e si discute, nella nuova forma dell'”oppio dei popoli” marxista, se è giusto accoglierli o meno. Non si cerca di capire l’origine del problema, nessuno dice che un quarto degli abitanti della Terra vive in condizioni di povertà, totalmente abbandonati da tutti noi che di quel benessere siamo esausti tanto dal gettare bottiglie d’acqua “quasi finite”, oppure ancora rimaniamo indifferenti davanti alle tonnellate di cibo che ogni giorno vengono buttate, sopratutto dai supermercati ormai troppo pieni di merce che nessuno mai comprerà.
Con gli attacchi al cuore dell’Europa muore anche la volontà di creare una democrazia globalizzata sotto l’egida di organizzazioni che continuamente hanno dimostrato i loro fallimenti. Al contempo anche il cristianesimo, alla sola ricerca di un rapido e fugace consenso, ha mostrato i suoi limiti proprio in quell’ecumenismo che nei fatti non è riuscito a creare un mondo spirituale migliore. Nulla è stato fatto per evitare ciò che nella Bibbia viene chiamato con il nome di Sodoma e Gomorra.
L’Europa si è ritrovata ad affrontare, dopo il letargo della Guerra Fredda, i problemi di una società diversa da quella che si era lasciata alle spalle. Le sfide del XXI secolo devono essere affrontate da tutti con nuove risposte: evitando gli errori fatti, ma non rinnegando il nostro passato.
Michele Soliani
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