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Cultura

Hiroo Onoda: Dietro le linee

Nel 1945, nell’isola filippina di Lubang, il nipponico Hiroo Onoda, tenente dell’esercito imperiale, riceve dal suo comandante, il maggiore Yoshimi Tanigushi, una consegna: di rimanere a Lubang, compiendo azioni di guerriglia contro i soldati americani dopo il loro sbarco nell’isola, di resistere a ogni costo, perseverando in attesa di nuovi ordini, senza prestar fede a qualsiasi ingannevole invito alla resa.

A 23 anni, egli comincia così la propria “guerriglia di trent’anni” nella giungla di Lubang. Essa termina nel marzo 1974, allorché, recatosi di proposito nell’isola, il maggiore Yoshimi Tanigushi solleva dalla consegna il tenente Hiroo Onoda, dopo avergli comunicato la dichiarazione di capitolazione dell’Imperatore nel 1945.

Deposte le armi, Hinoo Onoda abbandona finalmente Lubang, riportando con sé in Giappone la propria spada di samurai, da lui custodita per trent’anni nella foresta filippina.

Dal testo:

Oramai ero rimasto solo. Shimada era stato ucciso. Kozuka era stato ucciso. La prossima volta sarebbe toccato a me. Tuttavia giurai a me stesso che avrei venduto cara la pelle.

A circa un chilometro dal posto dove era stato ucciso Kozuka c’era un palmeto. Vi entrai, e su un declivio vicino feci la cernita del nostro equipaggiamento. Fino ad allora io e Kozuka avevamo trasportato circa venti chili a testa, ma ora che ero rimasto solo non avevo bisogno di certi articoli. Misi assieme tutte le cose che mi servivano e seppellii il resto nel terreno.

Avevo quasi terminato quest’operazione quando udii nei pressi delle voci. Afferrati i due fucili, mi avviai di soppiatto nella direzione da cui proveniva il rumore. Nel bananeto c’era una sagoma, e intorno ad essa vidi cinque o sei isolani al lavoro. La loro vista mi riempì di collera, e pensai di ucciderli tutti sul posto. Decisi tuttavia di non sparare, soprattutto perché non era facile spostarsi reggendo due fucili. […] Giurai però che un giorno li avrei fatti fuori tutti. Il giorno dopo oliai abbondantemente il fucile di Kozuka con olio di cocco e unsi la canna con del grasso che tenevo nascosto. Misi via anche le pallottole per mitragliatrice che avevo adattato al mio fucile e le sostituii con veri proiettili per modello 99. Non riuscivo a togliermi dalla mente la faccia di Kozuka che sputava sangue. Kozuka doveva essere stato colpito dalla prima scarica, non più di due secondi fra l’attimo in cui fu colpito e quello in cui cercò di afferrare il suo fucile. Doveva essere morto otto secondi o poco più dopo essere stato colpito. Mi chiesi quali pensieri avessero potuto balenare nella sua mente in quegli ultimi otto secondi.  

Dietro le linee

Hiroo Onoda

Edizioni di Ar 2015, collana Sannô-kai

  1. 263

€ 25

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