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Perché Amsterdam non è solo droga e turismo sessuale

Su Amsterdam è emblematica la citazione anonima: “Abbandonate ogni speranza voi che entrate nel tempio della Perdizione, città delle luci rosse: viene tutto a te senza cercare nulla. “Tutto per tutti” risuona nell’aria a turisti in cerca di soddisfazione, i richiami della strada sono incontrollabili e un mix di blues e jazz è il contorno di questa strana festa”.
“La città del peccato”, così come molti hanno definito Amsterdam, richiama ogni anno milioni di turisti in viaggio, in cerca di nuove visioni o semplicemente esperienze. Assieme alla lettura del “diario di Anne Frank”, ciò che forse spinge maggiormente a visitare la “Venezia del Nord”, così com’è comunemente ricordata per i suoi innumerevoli canali e ponti, è la voglia di perdizione che – in parte – questa città consente a chi la visita.
Un mercato, quello della droga leggera e della prostituzione, che negli anni l’hanno resa ancor più famosa tra le “grandi classiche” europee. Amsterdam, più di molte altre grandi capitali dell’Europa del Nord, vanta la fama di “città della libertà” grazie alle leggi abbastanza permissive che la rendono, agli occhi dei più scettici, “la città dell’abisso della specie umana”. Ma come si è arrivati a questo appellativo?
Che il mercato del turismo sessuale e del fumo, nel centrale quartiere a luci rosse De Wallen, abbia preso il sopravvento se n’è accorta la stessa amministrazione comunale, che negli anni sta cercando sempre più di disincentivare il fenomeno limitandolo e facendo convergere i turisti su mete cittadine del tutto differenti. Già, perché la città di Gullit, Rembrandt e Anne Frank è famosa anche e soprattutto per altro, ma in molti sembrano essersene dimenticati al cospetto di oltre seicento bordelli in tutta Olanda (di cui Amsterdam ne è la capofila) in cui le donne e gli uomini che lavorano in questo campo ammontano a circa 7mila individui in tutto il paese, con un ricavo per lo stato tra i 675 e i 700 milioni di euro l’anno.
E sì, certo, Amsterdam sarà anche celebre per i suoi numerosi coffee-shop autorizzati alla vendita di marijuana e di derivati della cannabis, ma che fine hanno fatto, nell’immaginario collettivo comune, il palazzo reale nella bellissima Piazza Dam, il museo Madame Tussauds e il grande obelisco che la caratterizza? Per non parlare di Prinsengracht, il rinomato quartiere in cui vi è l’alloggio segreto della famiglia Frank e la Westerkerk, la chiesa che la famosa autrice cita più volte nel suo diario: un edificio di culto protestante la cui bellezza architettonica, tipica del XVII secolo, lascia esterrefatti coloro i quali, sopraggiungendo dagli innumerevoli canali ai lati della struttura, notano il bellissimo campanile che svetta sull’intera città grazie ai suoi 85 metri di altezza. Non per nulla il più alto della città.
A livello di PIL non porteranno più ricavi di night club e canne, ma che dire del Museumplein? Il famoso quartiere che racchiude il Rijksmuseum e il museo di Van Gogh, meritevole di una visita più approfondita del solito selfie dinanzi all’enorme scritta “I Amsterdam” nel grande piazzale tra i due musei, o con alle spalle – anche se di fatto sarebbe vietato – qualche nota rappresentazione del pittore olandese, sicuramente ricca di girasoli e spumeggianti colori monocromatici (talmente intensi da far stupire perfino i più scettici).
Un luogo immenso, talmente ricco di luci e addobbi – soprattutto dopo l’Amsterdam Light Festival – da incarnare il vero fulcro centrale di una città formata da canali, ponticelli (se ne contano in tutta Amsterdam almeno 1500) case piccole e strette ma unite e tutte colorate, biciclette, houseboat (letteralmente case sull’acqua) e tulipani tali da renderla non per nulla Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. 
Un posto dal fascino senza eguali. Ma anche un patrimonio troppo spesso dimenticato e relegato a fine ultimo di coloro i quali, pochi ma buoni, preferiscono raggiungere i punti d’interesse della città passeggiando e costeggiando le rive dei bellissimi canali osservando l’interno delle case prive di tende (tipico della cultura calvinista), piuttosto che utilizzare i più che ben organizzati mezzi di trasporto classici. Perché è risaputo, ma anche ignorato, che Amsterdam non è solo la città della perdizione e del peccato, ma un vero e proprio “mosaico perfetto” formato da, “illuminazioni di ciò che sarà visto di giorno e di notte, luci nelle strade buie, rifugi per forestieri stanchi da troppe corse inutili […]”.
Tutto ciò che non ti aspetti ma c’è. Pur con un alto tasso di tolleranza.
Giuseppe Papalia

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica. Oggi è libero professionista e docente abilitato in "teorie e tecniche della comunicazione".