“Se l’induzione al suicidio non fosse reato, suggerirei a Fini di spararsi. Diceva di essere un coglione. Forse qualcosa di peggio”. Lo scrive Francesco Storace in un post sulla sua pagina Facebook, a poche ore dalla vicenda che ha visto coinvolto l’ex presidente della camera Gianfranco Fini nel sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di un milione di euro in polizze vita.
Una vicenda che non è passata inosservata e che, nemmeno a dirlo, ha suscitato ilarità e polemiche nel panorama politico nostrano. Su tutti, l’ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace che, proprio con un post sul noto social network, è intervenuto sulla notizia senza troppi peli sulla lingua (a detta di alcuni, scorrendo i commenti, in maniera “alquanto provocatoria”).
Una provocazione che certo non lascia dubbi sulla relazione che intercorre con Gianfranco Fini, accusato di essere stato traditore ideologico prima e finanziario poi. Certo, con quest’indagine Fini viene inghiottito definitivamente da un’inchiesta giudiziaria sicuramente umiliante. E pensare che era stato il leader molto popolare di una destra di un certo stampo, che si rifaceva a ideali e valori ben saldi nella memoria di chi lo ricorda, tra le altre cose, a capo di Alleanza Nazionale. Almeno fino alla rottura definitiva con Berlusconi e con tutti i “colonnelli”.
Quando lo scorso 14 febbraio, Gianfranco Fini era finito per essere indagato per concorso in riciclaggio, anche il leader della Lega Nord Matteo Salvini si era scagliato contro l’ex presidente della Camera, tuonando: “Gianfranco Fini, quello che ha tradito, quello che ha tramato con Napolitano, quello che odiava me e la Lega è indagato per riciclaggio. Come mi dispiace…”, concludendo con tagliente ironia.
Un pensiero, quest’ultimo, che non lascia possibilità di fraintendimento e segna, ancora una volta, l’ennesimo punto sulla figura controversa e offuscata di un uomo reputato una volta “uno statista, un vero leader da intervistare ed elogiare”. Oggi solo qualcuno da non imitare.
di Giuseppe Papalia