E’ polemica contro Ambra Angiolini, criticatissima sui social per il maglione arcobaleno indossato ieri, al Concertone del Primo Maggio a Roma: un capo realizzato dalla stilista Alberta Ferretti dal costo, pare, di 350 euro. Quasi un mese di lavoro per la colf che lavora nella stessa casa dove dorme Roberto Fico. Battute a parte, viene da solidarizzare con Ambra (che si è difesa spiegando che il maglione era in prestito) e da chiedere agli indignati: scusate cari, ma da dove venite? Da Marte? Non lo sapevate che ai kompagni le belle cose sono sempre piaciute? Eppure è storia.
Basterebbe pensare a due «rossi» matricolati come Fausto Bertinotti e Oliviero Dilibero i quali, quanto ad amore per il bel vivere, non scherzano; l’ex Presidente della Camera, per dire, non si è mai fatto particolari problemi ad indossare gli abiti della sartoria Castiglioni, la stessa – per chi non lo sapesse – che vestì diversi gerarchi durante il Ventennio, mentre il secondo si racconta abbia un debole per il «Ragno d’oro», ristorante romano del quartiere Prati, in via Silla per la precisione, noto per il pesce freschissimo e non esattamente per pullulare di precari, cassintegrati e migranti.
Ma prima dei Bertinotti e dei Diliberto, a dare l’esempio ci pensò lui, Lenin, il grande capo bolscevico teorico della Rivoluzione d’Ottobre: soggiornò per ben due volte a Capri, tra il 1908 e il 1910. L’Isola, già nota come la «perla del Mediterraneo», ai tempi era ovviamente meta di proletari di un certo livello. A cavallo tra Ottocento e Novecento, infatti, ci trovavi il magnate dell’acciaio Alfred Krupp o il ricchissimo Jacques d’Adelsward Fersen, e fu in quel paradiso, fra partite di scacchi a Villa Blaesus giocate su adorabili poltroncine di vimini che, dunque, albeggiò la Rivoluzione.
Come se non bastasse, grazie alle ricerche del francese Jacques Bordiot sappiamo che Lenin – il quale, peraltro, fu un grande ammiratore di Mussolini – poco avrebbe potuto, nei suoi intenti rivoluzionari, senza i quattrini elargitogli dal grande banchiere Jacob Schiff, padrone della banca newyorkese Kuhn & Loeb and Co. Non a caso Lenin manifestò verso la Kuhn & Loeb alla quale, tra il 1918 e il 1922, pare abbia destinato la stellare somma di 600 milioni di rubli oro, l’equivalente di 450 milioni di dollari. E voi, davanti a tutto questo, ancora osate prendervela con Ambra? Ma dài.