E’ sicurissimo, Tito Boeri: «Senza nuovi ingressi il sistema pensionistico italiano non regge». Lo sostiene da tempo e lo ha ripetuto in queste ore, evocando gli incivili sfruttamenti, pardon i «lavori che gli italiani non vogliono fare». Temo la tesi boeriana faccia acqua da tutte le parti – degli sbarchi esalta i benefici possibili di domani e dimentica i costi certi di oggi, santifica i «migranti regolari», quota minima, e sostiene, follia massima, che dovremmo regolarizzarne di più dopo che nel 2017 i nuovi cittadini son stati 224.000 –, ma il prestigioso economista è lui, quindi le astrazioni gliele lascio.
Passando dall’immaginazione all’immigrazione, tante cose vorrei rammentare al Nostro, tipo il fatto che il «contributo degli immigrati alla criminalità» sia al momento «significativamente sottostimato», e quelli che ci attendono sono, rispetto agli odierni, «maggiori problemi di assimilazione e integrazione» (Fondazione Hume), ma sarebbe infierire. Mi limito perciò ad una domanda: se per le pensioni, oltre che per la natalità, i migranti sono una benedizione, com’è che l’Europa intera non ne vuole più sapere? Perché Paesi che non ci sopportano – diciamoci la verità, almeno fra noi – vorrebbero improvvisamente farci, tutti assieme, questo regalone?