E’ un lungo post quello che le sardine di Vercelli hanno scritto in seguito alla crisi diplomatica intercorsa tra una militante, Bridget Bodo e la memoria leghista di Gianluca Buonanno, parlamento europeo, deceduto per incidente stradale.
La foto da cui è partita la crisi è questa che vi postiamo sotto, che Bridget Bodo ha postato su facebook per l’anno nuovo. Voleva fare la brillante. A suo modo. Nella sua fantasia.
Sostanzialmente ha augurato la morte a tutti i leghisti, insomma, un contesto abbastanza miserabile, su cui si poteva anche glissare.
Ovviamente le cose sono precipitate, perché questa signora aveva avuto un attimo di visibilità tra le sardine di Vercelli, per cui non sono tardate le risposte. Le risposte le tralasciamo perché criticare chi offende postando offese è abbastanza ridicolo.
Probabilmente piccata, la signora, ha deciso di andare a fondo e litigare con tutti. I suoi amici, conoscenti, gente varia. Non è chiaro, trattasi della sindrome “da palcoscenico”.
Non in prima persona, si difende e attacca – giammai – ma tirando in ballo per una seconda e una terza e una quarta volta il morto .. che non si tratta di ipocrisia (della società), è solo che il morto non può porgere querela, quindi si tratta di (sua) vigliaccheria. Possono però porgere querela gli eredi, secondo la Cassazione sentenza n. 21209/2017 del 3.05.2017. Come possiamo pensare le volgarità che sono seguite sono senza dubbio ancor peggiori della miseria di cui sopra.
A quel punto anche Matteo Salvini – dopo che Bridget in anagrafe Giulia, ora famosa, è diventata il meme virale del giorno – ha risposto via social.
Le sardine – che l’avevano invitata tra loro – non hanno potuto logicamente fare altro, se non scaricare la militante, prendendo le distanze con un lungo post.
Il post è il seguente: “LE SARDINE NON OFFENDONO LA MEMORIA DEI DEFUNTI. Care Sardine, oggi con profondo rammarico ci troviamo a dover prendere pubblicamente le distanze da determinati contenuti violenti che si stanno diffondendo attraverso alcuni post pubblicati dalla presidentessa di ArciGay di Vercelli, Giulia Bodo, che era stata invitata a intervenire durante l’evento delle Sardine Vercellesi in qualità di rappresentante di una delle associazioni della città. Ci teniamo a sottolineare che suddetta persona non svolge alcun ruolo all’interno del comitato “ittico” organizzatore.
Non siamo nessuno per negare la possibilità di criticare l’operato politico di qualcuno, ma, in quanto Sardine, siamo e saremo sempre dalla parte delle critiche e confronti CIVILI e soprattutto costruttive e chi non è d’accordo con questo, non ha compreso il reale significato dell’essere Sardina. L’odio non va combattuto con l’odio e di certo non troviamo sensato, per quanto sia evidente il “black houmor” (non condiviso), chiamare in causa persone che non sono più in vita, deridendole pubblicamente. Chi ne trae beneficio? Cosa si è costruito con tutto questo? Nulla anzi, si è creato un ulteriore divario anche tra chi condivide gli stessi ideali.
Il diritto di esprimere le proprie opinioni è inalienabile, ma siamo assolutamente contrari alla comunicazione dell’odio, in tutti i suoi sensi.
Siamo comunque in dovere di sottolineare una cosa: nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di offendere questa persona per ciò che è stato detto, né tantomeno in diritto di augurarle la morte, stupri o violenze di ogni genere. Si, perché non ha senso indignarsi per un post (per quanto di cattivo gusto) denigratorio, se poi dall’altra parte ci si comporta nei confronti altrui in maniera squallida e indicibile. Abbiate più consapevolezza! Abbiate più rispetto! Abbiate più saggezza!
In conclusione, le opinioni espresse NON riflettono il modo di comunicare delle Sardine e, di conseguenza, non rappresentano il nostro vero modo di pensare, né tantomeno NOI.
Sperando che quanto accaduto apra le menti e porti le persone ad avere una comunicazione più consapevole e più costruttiva. Vi auguriamo Buona Navigazione!”
Tutto era cominciato probabilmente per gioco, vista l’inutilità in sé di questa cretinata, in dialetto trentino esiste una parola per queste situazioni di disagio: “en por laor”, ma poi l’epilogo è stato ovvio.
A cura di Martina Cecco