La notizia del ricovero di Boris Johnson ha provocato risate e becera ilarità da parte di molti, tanto a destra quanto a sinistra, in modo trasversale. Si sono susseguite battute come “Prepariamoci a perdere Boris Johnson“, riferito al (presunto) “Preparatevi a perdere i vostri cari“, o altre offese gratuite a un Primo Ministro che come unica colpa ha quella di aver detto al suo popolo che il rischio era altissimo, mentre in Italia si parlava di “misure efficaci” e si lanciavano hashtag come #abbracciauncinese e #milanononsiferma.
Peccato che Johnson non abbia mai detto né di voler creare l’ormai celebre “immunità di gregge” né di prepararsi a perdere i propri cari. Il discorso del leader conservatore fu infatti di tutt’altro tenore: “Questa è la peggiore emergenza sanitaria di questa generazione. Alcune persone la confrontano con la normale influenza stagionale, ma non è corretto, anche a causa della mancanza di immunità di gregge è molto più pericolosa e si diffonderà ulteriormente e dobbiamo prendere atto che molti perderanno i loro cari prima del tempo“.
La mancanza dell’immunità di gregge, che protegge molti immunodepressi per le malattie per le quali esiste un vaccino è un problema, ma non è mai stato proposto di contrarre il Coronavirus come soluzione. In secondo luogo, “prendere atto” che ci sarebbero stati morti non è certo la stessa cosa di “abituarsi” a perdere i propri cari.
Riassumendo, la conferenza di Johnson tutto voleva essere fuorché un atto di “menefreghismo” nei confronti del virus, anzi. Il primo invito, proprio per evitare di perdere i propri cari, era quello di non far uscire di casa gli anziani, considerati – a buon titolo, a giudicare anche dalle statistiche di casa nostra – come i soggetti più deboli di fronte al virus. Un invito che voleva essere anche una misura capace di “salvare capra e cavoli”, consentendo alla popolazione più giovane e alla forza-lavoro di continuare a operare in modo da salvare l’economia nazionale.
Anche riguardo l’accusa scagliata al Premier britannico di non aver voluto fermare nulla mentre l’Italia era già in lockdown, bisognerebbe sollevare un paio di appunti: Johnson parla chiaramente di “possibilità” di sospendere anche le manifestazioni sportive e gli eventi pubblici qualora il sistema sanitario nazionale fosse andato in crisi per i contagi. Da bocciare, quindi, le accuse di meritare il contagio non avendo voluto chiudere tutto, quando il piano nella fase 1, inasprita dalla fase 2 attualmente in corso, fu proprio quello di restare a casa, esattamente come ha fatto e sta facendo Giuseppe Conte.
Non si può, inoltre, dimenticare che il Regno Unito attraversa un momento istituzionale molto particolare, con il Governo impegnato giorno e notte a trovare una soluzione efficace per chiudere in maniera positiva per il proprio Paese gli accordi scaturiti dalla Brexit. Uno stop forzato delle attività produttive, con conseguenti ricadute tragiche del PIL britannico, in un momento storico e politico come questo sarebbe potuto risultare fatale, con ripercussioni gravissime anche dopo il termine dell’emergenza Coronavirus.
Sarebbe bello, alla luce del fatto che il discorso di Boris Johnson non ha mai avuto il tono che certi media hanno fatto intendere, leggere di una nuova campagna social in cui alla notizia della positività e del ricovero ospedaliero del Primo Ministro britannico venisse accostato un semplice hashtag: #restiamoumani.
Riccardo Ficara Pigini