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l Post-Itdi Marco Vannucci: Poi passò l’americano con il sangue nella mano…

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura

Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura

Fu un generale di vent’anni

Occhi turchini e giacca uguale

Fu un generale di vent’anni

Figlio d’un temporale…

A My Lay pioveva quel giorno, come piove quasi sempre in quell’angolo vietnamita nel mese di marzo, era il giorno 16 di un’alba scura e Saigon era lontana, troppo lontana per i 504 inermi, disarmati, bambini e neonati abbracciati alle loro mamme ad urlare verso il cielo, mentre i vecchi chiedevano a Dio perché non li avesse presi a sé il giorno prima. Fu una strage. La furia a stelle ed a strisce s’abbatté su di loro come a Sand Creek, peggio che a Sand Creek…

Chiusi gli occhi per tre volte

Mi ritrovai ancora lì

Chiesi a mio nonno è solo un sogno

Mio nonno disse sì…

Furono stuprati senza eccezione alcuna. Stuprarono i bambini, i vecchi e le donne. Stuprati e violentati per poi ucciderli tutti ad uno ad uno, riservando per i neonati il macabro gioco del tiro al volo gettandoli in aria e colpirli a raffiche di mitra prima della caduta a terra.

Conosciamo la storia. Il massacro fu fermato grazie al coraggio del pilota Hugh Thompson, in volo di ricognizione a bordo di un elicottero, il quale atterrò nel villaggio minacciando di aprire il fuoco contro la truppa statunitense comandata dal tenente William Calley. Ne salvò 11, tanti furono i superstiti di quel villaggio sperduto chiamato My Lay. Undici come la facoltà di comprensione dei segni astrali, e Thompson comprese di fermare quell’eccidio maledetto. Un eccidio tenuto nascosto per anni dai potentati statunitensi, così come lo fu per Sand Creek per il quale ho citato alcune strofe della meravigliosa canzone/poesia di Fabrizio De André, ed il generale di vent’anni, occhi turchini e giacca uguale, tentò di seppellire tutto ottenendo una luminosa carriera in cambio. Il suo nome? Colin Powell.

E continuiamo a definirli liberatori questi americani bravi, belli, e buoni. “Poi sbarcò l’americano con le stelle nella mano… e promesse e cioccolata, per l’Italia liberata” Così Roberto Vecchioni, attingendo ancora dal mondo musicale, peccato che non siano più andati via e noi continuiamo ad ossequiarli con le loro basi militari sparse nel Belpaese. Ma il trattato di Yalta, quando finirà? Qualche volta sono tentato nel pensare a quante manifestazioni sportive, canore o ludiche in genere, non avrebbero dovuto e potuto partecipare. Probabilmente mai a nessuna di esse. Ma loro sono americani, mica russi.

Marco Vannucci

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