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Amarcord in palestra

Se qualcuno non ricorda o non conosce l’opera del maestro George Cukor, esortiamo a iniziarne l’esplorazione. Uno dei film da lui diretti, “The Women”, del 1939, una chicca assoluta, con un cast femminile da urlo, è forse (le nostre ricerche sono sempre in movimento) il primo dove compare una forma di aerobica.

La ginnastica, arte nobile, santificata nelle più gloriose competizioni, era abbastanza noiosa, fino agli anni settanta; le palestre si presentavano un filo deprimenti, piene di spalliere e pertiche che ricordavano quelle scolastiche, al massimo un vogatore o una cyclette, e qualche maestro con ambizioni ortopediche.

Tutto cambiò nei rampanti anni ottanta, quelli del fisicaccio a tutti i costi, dell’involucro uber alles. La musa della nuova disciplina fu l’attrice ribelle senza causa Jane Fonda, che fino al 2019 si faceva platealmente arrestare per le sue note intemerate contro il potere, cessate d’un botto nel 2020.

Figlia d’arte, disinvolta pasionaria chic, si butta nel business col suo fisico e la carriera ancora in gran palla ai tempi, costumino sgambato, scaldamuscoli, talora il magliettino alla greca: e vai di cassette, VHS e tour mondiali per il lancio della nuova moda, in Italia propagandata da Barbara Bouchet e Sidney Rome.

I figli di babbo si fecero aprire una GYM e ci finimmo dentro tutti, chi più chi meno. La parte maschile disponeva della sala attrezzi, in voga da quando Arnold Schwarzenegger, Lou Ferrigno e soci spopolavano nel docufilm “Uomo d’acciaio”, dove compariva anche il campione italiano Franco Columbu.

Ma noi, noi femminucce, in balia talora di istruttrici talora improvvisate, quante ne abbiamo dovute passare: spogliatoi a rischio furti, la tua roba sempre spostata, odori di ogni tipo, file sgangherate, ritardatarie che rompevano il ritmo; e sempre a guardarci l’un l’altra chiappe, pancia, muscoletti più o meno flaccidi, sulle note di musica studiata ad hoc, o fungibile dalla discoteca, sbuffando dallo step ai curl o al tappetino dove ti buttavi per quei tremendi crunch. Le musiche dei torinesi Eiffel 65 sono il manifesto di un’epoca e li ritrovi, oggi, nei video di zumba.

Già perché, a un dato momento, non ne puoi più di gente che non va a tempo, che scalcia, che viene solo per rompere i maroni e anche di “insegnantiarrembate; inizi a covare l’idea che, forse, puoi ripiegare sul fai da te. Se hai quattro metri quadri che ti avanzano, allestisci una panca o ti adatti al pavimento, prendi due pesetti, un elastico, una pedaliera e, oplà, il magico web ti permette di rimanere in tiro, senza spesa né rotture.

Se abbiamo nostalgia? Un po’, sì. Quando ti alleni tutto solo, un po’ scemo ti senti: nessuno ti guarda, nessuno ti controlla, non un cane che ti sfotta o ti faccia notare che tieni la schiena curva o non sei in asse, ma si può sempre migliorare.

Dopo il fermo obbligatorio 2020/2021, nulla è tornato come prima. I “fit club” hanno riaperto, ma noi abbiamo preso gusto ad allenarci a casa, magari rispondendo al telefono tra un addominale e l’altro: costo zero, kilometro pure e quel che risparmiamo, vada per le vacanze.

Carmen Gueye