La recente scomparsa di Michela Murgia ha lasciato un vuoto nel mondo della letteratura e ha rappresentato un duro colpo per coloro che l’hanno ammirata come scrittrice, ma soprattutto come attivista. Una morte causata da un male orrendo che non lascia spazio, nonostante tanto si stia facendo con la ricerca, e che lascia un qualcosa dentro di sè che non perdona.
Michela Murgia ha affrontato la sua malattia con una forza e una determinazione che dovrebbero essere di ispirazione per molte persone che affrontano il male con un atteggiamento stoico. Le sue ultime dichiarazioni, fatte pochi giorni prima della sua morte, sono un messaggio di speranza e una testimonianza di come sia importante apprezzare la vita nonostante le avversità.
“Svegliarsi alle 23 sotto morfina perché sul fuoco sfrigola il guanciale di una carbonara – ha scritto – non la mangio, ma saperli di là felici che cucinano cose luride mi riempie di gioia indicibile”, aveva affermato sui social poco prima di morire. Un tributo alla sua famiglia adottiva che negli ultimi giorni le era vicino.
Murgia, con le sue parole e le sue azioni, ha dimostrato che lottare contro una malattia così terribile non significa necessariamente illudersi della guarigione a tutti i costi, ma piuttosto trovare il senso e apprezzare la vita in ogni momento possibile. Le sue dichiarazioni rappresentano un’importante testimonianza di come sia fondamentale vivere il presente, accettando le difficoltà e trovando il coraggio di affrontare le sfide che la vita ci pone di fronte.
Sia ben chiaro che a lasciarci non è stata una persona rassegnata, quanto una guerriera che sapeva i limiti e la forza che può avere nel distruggere un qualcosa che è creata dal proprio corpo: il tumore. Lo ha fatto godendo ogni respiro che le rimaneva. Un messaggio forte e che va in contrasto con coloro che hanno presentato nel corso degli anni la malattia come un qualcosa di facilmente superabile, ma che sono stati sconfitti da questa.
M.S.