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L’opinione: la borghesia culla tutte le rivoluzioni

Si dice che in ogni secolo vi siano «rivoluzioni» che portano cambiamenti mondiali. Non so’ se questo «dire» sia certo ma, leggendo i libri di Storia, si possono leggere rivolte politiche, estetiche, culturali ma ve ne sono solo poche che siano tutte e tre insieme.

La prima predica la riforma delle istituzioni, un’altra quella dei costumi e della sensibilità estetica e la «rivoluzione completa» rivendica, invece, l’intero pacchetto: arte, costumi, estetica, politica, economia e persino valori. E queste «rivoluzioni», per quanto diverse e a volte persino divergenti tra loro, hanno una «casa» comune: nascono in Francia e si sviluppano nel Mondo. La Francia è la «culla» sin dalla prima: il 14 luglio 1789.

Ed è sempre in Francia dove si «rifugiano» e/o convergono tutti gli utopisti, tutti gli intellettuali e artisti d’avanguardia con le loro tradizionali intendenze, tutti gli «oppositori» e tutti i «cospiratori».

Ma agli inizi di ogni rivoluzione c’è l’estetica, la sessualità e poi la politica. Ma subito seguiranno il disfacimento, la putrefazione come già successo nel 1789 quando la «grande rivoluzione» diventa Terrore. Idem è accaduto nel 1948 quando la passione per la libertà si trasformò in passione per i socialismi, per i comunismi e portando il degrado anche nell’arte moderna con la messa in burletta delle forme artistiche tradizionali, ripudiato il realismo fotografico e le avanguardie autoproclamatisi diventano le sole custodi del bello in letterature e nelle arti figurative, sgombrando i musei e pretendendo di occuparne le sale con il nulla, con, la «merda d’autore» e insignificanti ghirigori che ne diventano «religioni». Sempre così, una rivoluzione via l’altra, senza tregua: prima l’esaltazione, poi l’imbolsimento e infine il disastro.

È sempre l’eterna rivoluzione «parigina» che sancisce la nascita della moderna opinione pubblica e il «porto franco» di tutte le nazioni, come nell’Ottocento, quando la Francia, in primis Parigi, accolse reduci ed espatriati di tutte le rivoluzioni europee e nel Mondo. La maggior parte arrivava nella «Parigi bene» dove le ereditiere venivano corteggiate e si svagavano ascoltando, parlando e ubriacandosi, folleggiando intorno ai vocaboli delle «rivoluzioni». Così gli «intello’» di destra, nazionalisti in fuga dai paesi comunisti, passavano a sinistra, quelli di sinistra in fuga dalle dittature militari e dai regimi «illiberali» passavano ai nazionalismi, senza imbarazzo alcuno e pasteggiando a champagne chez Maxim’s per poi scagliarsi contro il «ristorante dei capitalisti», sempre ubriachi persi, seduti al Bar du Ritz, parlando di «rivoluzionare» il futuro per cercare di renderlo più radioso. Come ora. È la borghesia rivoluzionaria stufa della quotidianità a darci il wokismo, il gender e quant’altro puoi metterci dentro ‘’folleggiando intorno ai vocaboli’’ e promuovendo leggi a gogò.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.