Molti anni fa, più di cinquanta, mi avvicinai alla «politica». Ero uno studente all’Istituto Tecnico Commerciale «F. Carrara» di Lucca, al primo anno per geometri. Fu per reazione e volontà di conoscere il «perché» ad un gruppo di giovani, ch’erano stati appena «aggrediti» con spranghe di ferro, veniva impedito di distribuire volantini. La «curiosità» di leggere quel volantino e capirne il contenuto mi portò poi a frequentare la sede del Movimento Politico Ordine Nuovo. Ne divenni in seguito militante frequentando la «scuola politica», imparando a redigere il testo di un volantino che sinteticamente doveva restare in un foglio A4, imparando a battere le matrici per stampare il volantino al ciclostile e utilizzare il ciclostile stesso. Riunioni, incontri, conferenze ecc. Solo successivamente ne divenni uno dei dirigenti. Ma questa era la strada per occuparsi di politica, non come «lavoro» ma come «servizio» alla comunità.
La svolta da «servizio» a «professione» si ebbe, a mio avviso, negli anni ‘90 del secolo scorso con l’arrivo del «partito azienda» e chi si affacciava alla politica lo faceva per divenirne un «professionista». Subitamente apparve una nuova forma della «politica»: il «marketing dell’idea, il marketing del partito».
E’ così che il marketing politico diviene subito una «scienza» del nuovo fare politica. In sintesi, con il «Progresso tecnologico e digitale», da un lato e il «Regresso dei valori», cioè l’estremizzazione del “politicamente corretto”, dall’altro, veniva data vita ad un nuovo modello di far politica: una politica leggera, liquida, veloce, in grado di adeguare i suoi tempi tecnici a quelli della nuova ‘’società liquida e veloce’’.
Il suo nuovo parametro sarà la «velocità». Una politica veloce, eccitante e spregiudicata. Quello che vale oggi domani non vale più. E secondo questa teoria, l’ideologia – quella per la quale tanti come me, da una parte come dalle altre, iniziarono e poi proseguirono nell’azione politica e molti, troppi, diedero la propria e altrui vita fisica – non serviva più.
Ai ‘’leaders potenziali’’ per essere eletti l’ideologia è una palla al piede, come lo sono anche i valori e i programmi. I leaders attuali devono solo parlare, agitarsi, essere sempre connessi, essere sui social, twittare, mobilitare con ogni mezzo le emozioni, considerare il cittadino non un cittadino ma un consumatore, un acquirente di un prodotto da supermercato: più carichi di aspettative gli elettori, più hai la certezza di essere eletto.
Ma essendo la politica di oggi all’insegna della velocità si ha il conquistare la «poltrona del potere» velocemente ma altrettanto veloce può esserne l’uscita di scena. Renzi e Di Maio ne sono due esempi viventi, se pur vengono premiati con «incarichi». È la logica conseguenza della «trasformazione della politica» assolutamente coerente con la filosofia del «Ceo capitalism» imposta dai CEO al cosiddetto «mercato dei consumatori», cioè noi non più cittadini. Nei prodotti di consumo si chiama «obsolescenza programmata» applicata in primis all’economia, ed ora alla politica e al culturale. Così come tutti i prodotti anche coloro che oggi fanno politica sono scientemente manipolati per facilitarne il logoramento e abbreviarne l’esistenza. Ciò che è oggi , domani non lo è… se non serve al mercato.
Marco Affatigato