Il film ZINZINDURRUNKARRATZ della sezione Terre Alte del Trento Film Festival 2024 racconta della scomparsa lenta e inesorabile delle tradizioni basche: un asino, Paolo, insieme a un regista che utilizza una telecamera parzialmente resa muta da un nastro danneggiato, percorrono una via che parte verso una direzione che non si sa, condotti da indicazioni da parte di pastori transumanti che non ci sono più, che raccontano in asincrono racconti persi pieni di ricordi di persone che non ci sono più.
In un luogo dove l’assenza supera la presenza, la maggior parte di interazione della comunicazione è fatta con l’asino, che non parla ma emette versi, che non sente ma ascolta comunque quello che succede.

Il film parla dell’empatia per comunicare, del silenzio per camminare, è un inno contro la waste generation che trasha gli oggetti, anche se sono unici e preziosi o misteriosi e trasha le persone, anche se non ci sono persone. Un contro film che parla molto al pubblico, non solo attraverso i sottotitoli. Nell’epoca del SEO registrare un film danneggiato in Super – 8 è una scelta coraggiosa e molto costosa, che il regista Oskar Alegria ha deciso di intraprendere con un risultato perfetto. Vento, pietre e fulmini si incontreranno quando la cinepresa improvvisamente si paleserà un pochino, con il suono, perché come un fiume carsico la cultura non si ferma di fronte alla decadenza della materia. Realista e minimalista. Un buon prodotto per gli amanti della cultura.
ZINZINDURRUNKARRATZ non è un film facile da vedere, il concept asincrono richiede notevole attenzione, ma il risultato è molto bello, specialmente per via delle diverse vittorie che il protagonista porta a casa, non ultima effettua una preziosa consegna a uno degli ultimi pastori, porta in scena il DNA della Navarra.