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epa11373376 Russian President Vladimir Putin attends a meeting with Uzbek President Shavkat Mirziyoyev (not pictured) at the Kuksaroy Presidential Palace in Tashkent, Uzbekistan, 27 May 2024. Vladimir Putin is on his two-day state visit to Uzbekistan. EPA/SERGEY BOBYLEV/KREMLIN / POOL MANDATORY CREDIT
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L’opinione: sbando post-imperiale? Cosa vuole Putin per la pace

Per la Russia, impigliata nelle pratiche di una guerra di un’altra epoca, la sfida ora non è vincere la guerra in Ucraina ma essere nuovamente riconosciuta come potenza mondiale e tornare ad essere uno ‘’Stato decideur’’ tra altri Stati decideur, come lo era l’URSS con il suo impero ereditato. Se di questo sarà discusso nei prossimi giorni a Ginevra, allora potremo vedere la pace. Altrimenti….

Nel 2005 Vladimir Vladimirovič Putin aveva sorpreso il mondo descrivendo la caduta dell’URSS come «la più grande catastrofe geopolitica del XX° secolo». Quello che esprimeva, quel giorno la, il presidente della Federazione Russa non era certamente un elogio al regime comunista, ma piuttosto l’idea che la Russia non è niente senza l’impero.

Il più grande paese del mondo è anche quello dell’eccesso: quando fu allestita una stazione a Vladivostok, ci vollero quindici giorni di treno per raggiungere il nuovo porto da Mosca (9000 Km). Ma la Russia è anche il prodotto di una triplice eredità imperiale: quella degli scandinavi Rous’, signori di Kiev e che, ‘’battezzata’’ intorno all’Anno Mille, stabilirono la loro dominazione sui popoli vicini; la seconda è Mongola, che gli storici russi del XIX° secolo designano come il “giogo tartaro” per far dimenticare alla gente ciò che i russi gli devono: facendo dei principi di Mosca i loro intermediari su tutti gli altri sovrani della regione; la terza eredità è, senza dubbio alcuno, quella di Bisanzio (nome dell’odierna città di Istanbul; il nome di Bisanzio è stato utilizzato anche per indicare la città e l’Impero Romano d’Oriente dagli inizi del Medioevo sino alla caduta di Costantinopoli, unitamente a quello in latino Nova Roma, altro nome che fu utilizzato per l’odierna Istanbul che invece vuol dire ‘’città dell’Islam’’) che, dopo la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453, a poco a poco fece di Mosca la ‘’terza Roma’’ e del suo principe un «Cesare» (Tsar).

Più niente fermerà un’espansione che durerà circa trecento anni. Sarà sufficiente a Ivan IV Vasil’evič, che assunse per primo il titolo di ‘’Zar di tutte le Russie’’, titolo che nel 1561 fu approvato dal decreto del patriarca di Costantinopoli e nacque così la teoria che voleva “Mosca Terza Roma”, noto anche e soprattutto con, lo pseudonimo di «Ivan il Terribile» (quest’aggettivo era però usato dal popolo in maniera tutt’altro che negativa, dato che il sovrano tuonava e minacciava i boiardi, che molte volte nella storia russa si sono resi responsabili della disgregazione dello Stato), conquistatore di Kazan nel 1552 (Kazàn’ è oggi la capitale della repubblica russa del Tatarstan), e ai suoi successori di permettere ai ”cacciatori di pellicce” di impossessarsi sulle loro orme dell’immensità siberiana. Questa spettacolare conquista dell’Est trovava, a dire il vero, ben poca resistenza…Vincitore sugli svedesi, Pietro Alekseevič Romanov, detto Pietro il Grande, (è stato Zar e, dal 1721, primo imperatore di Russia; il suo regno ebbe inizio nel 1682, all’età di 10 anni, in coreggenza con Ivan V, malato sia mentalmente sia fisicamente e pertanto impossibilitato a regnare) progredi’ verso il Nord, spostando la capitale sulle rive del Neva, in una cornice che lo elevò al rango dei principali sovrani europei. Sophie Frédérique Augusta d’Anhalt-Zerbst principessa tedesca, soprannominata “Figchen” dalla sua famiglia, ricevette il nome ‘’Catherine’’ durante il suo battesimo ortodosso, sposando Karl Peter Ulrich de Holstein-Gottorp il futuro imperatore russo Pietro III Fiodorovitch divenne imperatrice consorte dopo l’ascesa al trono di quest’ultimo. Catherine fece un colpo di stato contro il marito e si fece proclamare imperatrice e autocrate di tutte le Russie col nome di «Caterina II» . Ha governato personalmente l’Impero russo dal 28 giugno 1762 (9 luglio 1762 nel calendario gregoriano) fino alla sua morte. Rimase nei posteri con il soprannome di “la Grande Caterina”. Sotto il suo regno, la Russia conobbe una grande espansione del suo territorio europeo verso Ovest e Sud (più di 500.000 km2), e questo grazie all’addentarsi e poi spartirsi la Polonia, la Crimea e ad una serie di vittorie contro l’Impero Ottomano. Regnando con il pugno di ferro su un ensemble “multietnico”, seppe come trattare con le élites tedesche e piangere per la distruzione di una moschea. Seppe vedere i popoli.

Quando Aleksandr Pavlovič Romanov, detto il Beato, imperatore di Russia con il nome di «Alessandro I°» entrò in Parigi come vincitore nel 1814 (la battaglia di Parigi del 1814 fu l’episodio finale del primo regno di Napoleone I che portò dopo la perdita di questo scontro alla sua abdicazione ed all’esilio sull’Isola d’Elba), il mondo capì che bisognava fare i conti con l’Impero russo. Ma la sua progressione nel Caucaso e in Asia centrale rese inquieti gli inglesi. I suoi disegni su Costantinopoli innescano però l’imprevista alleanza degli europei con gli ottomani e l’umiliante sconfitta in Crimea nel 1856. Ancora una volta, allora, i russi volgono le loro mire espansionistiche verso l’Asia e Fëdor Michajlovič Dostoevskij, in passato in italiano indicato anche come Teodoro Dostojevski (scrittore e filosofo russo, considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi) scriveva: «E’ là che è la nostra speranza». Vladimir Il’ič Ul’janov, conosciuto meglio con il suo pseudonimo Lenin, se ne ricorderà nel 1917.

A questa costruzione secolare, lo «Impero Sovietico» porta all’eccesso quello che è ‘’l’era delle masse’’ e il suo crollo sarà un indebolimento senza precedenti cosi che , oggi, la transizione democratica sta svanendo e la Federazione Russa fatica a mantenersi ‘’impero’’ e quindi ha necessità di ri-consolidarsi e reinventarsi «Impero». Così sono da leggere l’annessione della Crimea del 2014, oltre ad assicurarsi il sostegno della popolazione russa, come per le altre aree russofone dell’Ucraina, il ravvivare ‘’l’asiatismo’’ e l’avvicinarsi alla Cina.

Ecco perché oggi per Putin la sfida non è tanto la conquista dell’Ucraina (che a mio parere ben poco interessa) ma, parafrasando Pietro il Grande, riportare la Russia ad essere uno Stato grande e da un grandioso passato tra gli altri Stati grandi.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.