E se le nostre amministrazioni comunali nella gestione del «bene comune» e della vita sociale nei nostri comuni reinventassero il modello di gestione ispirandosi alla natura? Certamente una “amministrazione comunale” con azioni più altruiste rafforzerebbe la lotta contro il cambiamento climatico, consolidando al contempo le loro prestazioni e l’immagine amministrativa stessa.
Negli ultimi anni, sono poche le amministrazioni comunali che hanno adottato misure significative per rendere le città più sostenibili e combattere il cambiamento climatico. Eppure, tutte si sono dotate di ‘’assessorati all’ambiente’’ con l’assessore come primo responsabile della sostenibilità delle città. Pochi sono però coloro che mettono in pratica i principi dell’economia circolare, impegnandosi a ridurre del 90% le emissioni di gas serra entro il 2025.
Il Club di Roma stima che, adottando una strategia di economia circolare per riutilizzare e riciclare rifiuti e risorse, ogni comune (leggasi ogni città) potrebbe ridurre le proprie emissioni di gas serra del 66%, oltre a creare nuovi posti fissi di lavoro (sottraendoli a quelli demandati alle ‘’cooperative’’ ) e migliorare il saldo contabile amministrativo di oltre il 2,5% del PIL.
E’ forse bene ricordare che il cambiamento climatico sta peggiorando e le risorse stanno diventando scarse molto più velocemente del previsto. Così, l’Earth Overshoot Day (il periodo dell’anno in cui il consumo delle risorse naturali dell’umanità supera la capacità di rigenerazione del pianeta) continua ad avanzare, anno dopo anno (tranne nel 2020, dove le misure di contenimento legate alla crisi del coronavirus hanno permesso alla data essere posticipata di tre settimane).
In secondo luogo, la pandemia di Covid-19 non ha fatto altro che peggiorare le disparità socioeconomiche in Europa, ma soprattutto in Italia dove circa 6 milioni di cittadini vivono al di sotto della soglia di povertà relativa e 20 milioni (ovvero circa la metà della popolazione attiva, cioè quella che ha una attività lavorativa) si trovano in una situazione di insicurezza finanziaria. Di conseguenza, i dipendenti e i consumatori frugali e alla ricerca di valore, in particolare quelli delle generazioni Y e Z, vogliono che le amministrazioni comunali prendano posizione contro tutte le forme di disuguaglianza e contribuiscano positivamente alla società.
In terzo luogo, i consumatori vogliono che le amministrazioni comunali vadano ben oltre la sostenibilità e “facciano più bene” per il pianeta. Secondo uno studio condotto da ReGenFriends, quasi l’80% dei consumatori preferisce il “rigenerativo” rispetto al “sostenibile”, ritenendo il termine “sostenibile” troppo passivo.
Ma in realtà, cos’è la rigenerazione?
È una cosa molto semplice e possiamo impararlo dalla natura. È la natura che ci mostra come essa sia generosa, una virtù non spesso associata al ‘’mondo delle città’’ spietatamente grigio. Eppure, sono proprio le piante che condividono magnanimamente con l’ambiente che le circonda informazioni e sostanze nutritive.
Cosa accadrebbe se le amministrazioni comunali si ‘’reinventassero’’ con modelli di servizi che funzionino in modo altruistico come una foresta? Funzionerebbero quindi come imprese rigenerative, che restituiscono dieci volte, e anche cento volte di più, alla collettività e all’ambiente, rispetto a quanto ricavano.
Mentre il ‘’sostenibile’’ cerca semplicemente di ridurre la propria impronta di carbonio, il ‘’rigenerativo’’ cerca consapevolmente di espandere la propria impronta ripristinando la salute delle persone e dei luoghi (comunità). In tal modo, le amministrazioni comunali rigenerative possono “ottenere prestazioni finanziarie” e un impatto maggiore rispetto alle loro controparti orientate esclusivamente alla sostenibilità e mettersi alla guida della ‘’rivoluzione rigenerativa’’; fornendo alle città amministrate “servizi ecosistemici positivi” gratuiti, come aria pulita ed energia, acqua potabile, cattura del carbonio. Quindi riprogettare le città per farle funzionare più come un ecosistema naturale, magari con emissioni di carbonio a zero sulle nuove infrastrutture (emissioni di carbonio negative, che immagazzinano più carbonio di quello che ne producono) e mezzi, efficiente e altruistico in modo coerente e sinergico.
Considerata l’emergenza sociale e climatica, le imprese locali dovrebbero essere coinvolte nel collaborare con la società civile per formare una coalizione multisettoriale, al fine di sviluppare e sostenere questa rigenerazione all’interno del territorio comunale.
Le amministrazioni comunali possono farlo. Unire le forze coinvolgendo associazioni, fondazioni e imprese migliorando il benessere di milioni di persone e rivitalizzare l’interesse di migliaia di comunità.
Marco Affatigato