“Non ho mai pensato che vincere fosse solo alzare una coppa, altrimenti vincerebbero solo in pochissimi. Vincere è provare a fare qualcosa di più, raggiungere dei risultati che nascono dall’impegno. Questa è la vera essenza della vittoria. Il fallimento invece nello sport non esiste, c’è solo quando abbandoni. Con l’Atalanta non abbiamo sempre vinto, ma gli errori sono qualcosa da cui ripartire per migliorarsi e andare avanti. Non ha senso parlare di vincitori e perdenti: quando non si vince, si impara.”
Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta, al Festival dello Sport è andato al cuore del significato di sfida, impegno, vittoria, sconfitta, squadra, risultato. Lo ha fatto affermando l’importanza di costruire la performance giorno dopo giorno, con un cammino lungo, come quello avviato otto anni con una squadra, l’Atalanta, entrata ormai nel club delle grandi compagini europee.
Al Teatro Sociale, Gasperini ha ripercorso questa avventura, iniziata nel 2016 con quattro sconfitte nelle prime cinque partite e arrivata al traguardo, lo scorso mese di maggio, dell’Europa League superando 3 a 0 a Dublino il Bayer Leverkusen e portando per la prima volta un trofeo continentale a Bergamo, senza dimenticare le qualificazioni in Champions.
Nessuna ricetta magica. Tanto lavoro, un convinto investimento sui giovani, un calcio non più difensivo bensì spettacolare, efficace, frutto – ha spiegato il mister – di una crescita vissuta insieme fra giocatori, società e città, perché Bergamo esprime la mentalità che la squadra ha cercato di proporre.
La chiacchierata al Sociale ha spaziato fra presente, passato e futuro.
Riguardo all’Europa League “ci siamo resi conto dopo – ha detto Gasperini – che è stata un’impresa importante, fuori dall’Italia. Eravamo fiduciosi, ero convinto che avremmo messo in difficoltà il Bayer. Venivamo dalla sconfitta in Coppa Italia con la Juve ma questa è stata una molla motivazionale.”
Guardando al passato, il mister ha parlato del percorso di allenatore, con l’avventura nel settore giovanile della Juventus. “Un’esperienza straordinaria, formativa. In quegli anni le giovanili della Juve sono diventate importanti e hanno dato grandi soddisfazioni; questo per me è stato un grande successo.”
“Ho attraversato tanti periodi del calcio”, ha detto poi Gasperini. “Ciò che ho imparato è che se ti alleni, così come ad esempio se studi, solitamente raggiungi dei risultati. C’è stata un’evoluzione in tutti gli sport e il calcio si è spostato molto verso la fisicità, ma non c’è un’unica strada: la Spagna, ad esempio, è riuscita ad emergere anche con giocatori non particolarmente imponenti sul piano fisico.”
E poi il ricordo dell’arrivo a Bergamo. “Ero un po’ bruciato per le ‘grandi piazze’ e cercavo una società con un forte settore giovanile che mi consentisse di raggiungere risultati importanti con una progettualità che in Italia non c’era. Questo creando una mentalità diversa, superando l’approccio difensivo. La società mi ha lasciato fare e sono arrivati i risultati. Ho avuto tante ‘Atalante’. Nella prima c’erano molti giovani italiani con una grande, immediata energia; in altre eravamo come un diesel: partivamo piano ma poi eravamo molto efficienti.”
Guardando al futuro, si è parlato di algoritmi, impianti sportivi e di nuova Champions League. Sul fronte numeri, è difficile secondo il mister esprimere il calcio con gli algoritmi, perché è uno sport “di situazioni”. Sul piano delle strutture, “lo stadio di Bergamo – ha detto Gasperini – è un gioiello da 25.000 posti, ma nonostante la comune volontà di realizzarlo per farlo ci sono voluti otto anni. All’estero vedo stadi meravigliosi, mentre In Italia siamo rimasti indietro, anche se gli impianti continuano ad essere pieni e questo è un bel segnale.” E la nuova Champions League? “Il calcio suscita interessi sempre crescenti – ha detto il mister – e si cerca di aumentare lo spettacolo, ma non è detto che ci si riesca. Personalmente credo che l’adrenalina dello scontro andata/ritorno crei più emozione.”
Fra le situazioni più difficili, i momenti in cui bisogna dire a giocatori che hanno dato tanto che è giunto il momento di farsi da parte. Fra le più grandi soddisfazioni, gli applausi di Klopp e dei Reds ricevuti a Liverpool, perché – ha spiegato Gasperini, il rispetto per l’avversario è un valore fondamentale.
(ac)