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Fiscalità. Lupi (Prof. Diritto Tributario): “Irpef ormai è diventata imposta su lavoro, non considera più le persone ma solo i redditi”

Il Prof. Lupi successivamente ha poi proseguito aggiungendo: "L'irpef è solo una parte del gettito, e si conferma ormai un'imposta sul lavoro sempre più reale

“Secondo gli Itinerari Previdenziali, il 93% dell’ Irpef grava su chi guadagna più di 20,000 euro. È vero, ma parliamo quindi solo di Irpef e imposte dirette, non di tutto il gettito tributario”.

Ha iniziato così il suo intervento il prof. Raffaello Lupi, docente di Diritto tributario, ai microfoni di Radio Cusano durante la trasmissione ‘5 Notizie’ condotta da Gianluca Fabi, in merito alla situazione fiscale del paese.

Il Prof. Lupi successivamente ha poi proseguito aggiungendo: “L’irpef è solo una parte del gettito, e si conferma ormai un’imposta sul lavoro sempre più reale, sia su quello dipendente che su quello autonomo. Non considera più le condizioni delle persone ma considera i redditi a sé stanti. Ovviamente è normale che il grosso venga da chi dichiara più di 20,000 euro perché molti di quelli che dichiarano meno o sono prestazioni occasionali e non lavorano, o hanno degli appartamenti affittati a cedolare secca. Se io ho un terreno agrario con le ortiche che ho ereditato, ma il terreno conta più di 20 ettari lo devo dichiarare. Ma magari sono un impiegato di banca. Perciò non tutte le dichiarazioni irpef corrispondono a lavoratori a tempo pieno”.

Proseguendo nel suo intervento, Raffaello Lupi, ha parlato anche dei ceti medi, dichiarando: “Certamente c’è grosso squilibrio sul lavoro dei ceti medi ed è bene ricordarlo. Dobbiamo  specificare che le dichiarazioni dei redditi non sono lo schedario della capacità contributiva. Il riccone che dichiara tutto ma prende i dividendi della società, che sono soggetti a imposte del 26%, non si vede e può anche avere l’ Irpef a zero. Quello che vedi invece è l’amministratore della società che dichiara 4 milioni l’anno. La dichiarazione dei redditi non è l’anagrafe del patrimonio”.

Il docente di Diritto Tributario ha poi commentato i numeri di chi paga l’irpef, specificando: “17 milioni di contribuenti dichiarano meno di 15.000 euro l’anno? Bisogna vedere, come dicevo, quanti hanno un’attività a tempo pieno. Se vedo che a dichiarare è un tassista o un pasticciere mi si drizzano le orecchie. Sono anni che si fanno questi discorsi, un po’ li abbiamo capiti. A quanto pare abbiamo capito più del ministero che fa gli spot per gli evasori. Infatti il problema non sono i tassisti o i pasticceri e tutto il popolo delle partite IVA. C’è gente che guadagna 80.000 euro e ne dichiara 15.000, questo è il dramma. Questo è il tema dell’evasione di massa che a tirare la carretta è il popolo, non i ricconi. I ricconi dichiarano tutto. L’evasione di massa è evasione della povera gente, non come fa intendere lo spot l’evasione fatta dai grandi evasori”.

Raffaello Lupi ha poi terminato il proprio intervento commentando il concordato preventivo “Il tema non è come funziona, ma come non funziona. Il concordato lo fa chi sa già che avrebbe dichiarato, e avrebbe dichiarato di più di quello che gli veniva proposto dal concordato stesso . Parlando di 2024 e 2025, a novembre 2024 si sa già quanto si guadagna. Questo perché sono già state emesse le fatture perciò sostenute già le spese. Il contribuente può fare poi una simulazione con il software del concordato e se vede che può dichiarare 10, avendo già fatturato 50, aderisce. A lungo andare porta solo a una diminuzione di gettito di chi già pagava, ma il popolo dell’evasione di sopravvivenza non fa il concordato. Non si possono trattare tutti allo stesso modo, tirando fuori numeri a lotto con i commercialisti perché non si riesce a considerare le situazioni specifiche”.