“Mi preme dire che il centrosinistra già paventava possibili pericoli alla democrazia in caso di vittoria di Trump. Invece la democrazia stessa ha votato Trump che ha vinto dando voce alla vera America, quella della working class e degli immigrati che si sono integrati, non a quella delle star di Hollywood di Taylor Swift, che di fatto non esiste”.
E’ iniziato con queste parole l’intervista, con la quale, Stefania Craxi, presidente della commissione Affari Esteri al Senato, è intervenuta ai microfoni di Radio Cusano nel corso della trasmissione ‘5 Notizie’, condotta da Gianluca Fabi, a proposito della vittoria di Donald Trump alle elezioni USA.
Stefania Craxi ha poi proseguito affermando: “Io non vedo pericoli per l’Italia in campo internazionale di riflesso alla vittoria di Trump. Anzi, noi manterremo saldo il nostro rapporto transatlantico. Da questo punto di vista bisogna sottolineare la scaltrezza politica di Giorgia Meloni in merito a queste elezioni. Lei non ha sbracciato sostenendo apertamente Trump,come ci si aspettava, facendo proclami a suo favore. Si è limitata a stringere un forte rapporto con Musk, uomo di fiducia di Trump, per non perdere il suo rapporto e la sua amicizia con Biden, cosa che avrebbe potuto nuocere al nostro Paese”.
La Presidente alla commissione Esteri si è poi soffermata poi sul possibile cambiamento di scenario internazionale causato dalle elezioni, specificando: “E’ innegabile che certe dichiarazioni elettorali di Trump abbiano allertato alcune cancellerie europee ma -precisa- lui non è un uomo solo al comando e non credo perciò che la postura internazionale americana virerà completamente. Spesso tra le dichiarazioni elettorali e la realtà c’è un divario, e tra le due la realtà vince il confronto. Io non credo che l’amministrazione Trump girerà le spalle all’Europa, perché se è vero che l’Europa ha bisogno dell’America è vero anche che, con lo scontro tra superpotenze che si profila all’orizzonte, l’America avrà bisogno dell’Europa. Il tema-conclude Craxi- è che l’Europa si presenta in grave ritardo in una situazione di pericoli. Serve che si ragioni sul concetto di autonomia strategica europea il prima possibile, con un’ Europa che non immagino secondaria ma strettamente complementare alla NATO“.
Stefania Craxi ha successivamente commentato i due scenari bellici e le loro possibili evoluzioni: “Credo che il presidente Trump non potrà fare a meno di considerare che,rispetto al suo primo mandato, lo scenario internazionale è completamente cambiato e dovrà fare i conti con la realtà. Immaginiamo che permetta, come ha dichiarato, di far finire in fretta la guerra in Ucraina. Questo sarebbe un segnale di via libera per la Cina nell’attaccare Taiwan, senza conseguenze. Io non credo che Trump se lo possa permettere, credo che il rapporto tra America e Europa rimarrà saldo e ineludibile. Per quanto riguarda invece lo scenario medio orientale certamente è cambiato, soprattutto dopo l’attacco del 7 ottobre ad opera di Hamas”.
In un altro passo del suo intervento, Stefania Craxi ha ripreso poi il problema del possibile distacco tra America e Europa asserendo: “Non mi sembra possibile una virata completa della politica estera americana, non è mai successo al di là del presidente eletto. Ho parlato con numerosi esponenti di entrambi i partiti e al di fuori delle divergenze le posizioni in ambito estero erano abbastanza vicine. Tutti ad esempio erano concordi sulla necessità da parte dell’Europa di mettere maggior impegno nella NATO. Su questo però non possiamo dar loro torto, abbiamo per anni pensato di poter commerciare con Russia e Cina facendoci però difendere dall’America. Ma questa era l’Europa a trazione tedesca, che non c’è più”.
Infine, concludendo il suo intervento, la presidente di commissione ha terminato il suo intervento analizzando il voto degli americani: “Il voto ci dice che la sinistra progressista, madre ad esempio della cultura woke, ha perso il contatto con la classe operaia, con i ceti proletari. Ed è stato così in America come in Italia, dove la sinistra ha perso vincendo solo nei quartieri cosiddetti ZTL. La vittoria ha coinvolto anche il voto popolare che non si esprime nei sondaggi. Trump è la vittoria di una democrazia che, nonostante le difficoltà, è rimasta tale anche nei momenti difficili“.