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Editoriali

25 APRILE: I DANNI DELLE IDEOLOGIE RETRO’

la giornata di ieri è stata un esempio banale di come la propaganda in tempo di guerra (siamo impegnati in due conflitti, uno nell’area europea orientale dove diamo supporto economico per l’acquisto di armi all’ucraina che è stata occupata militarmente dai russi e uno in medioriente dove siamo in alleanza nato con israele, dove i terroristi hanno intrapreso una guerra) porti a errori ideologici madornali. procederei per punti, perché non è il caso di sparare sulla croce rossa, tutti abbiamo passato l’adolescenza pensando per qualche tempo che la kefiah fosse simbolo di pace.

  1. la festa antifascista di trento è stata un grande successo e chi ha preso parte (1500 persone) non si tocca, perché l’argomento in oggetto non è la pastasciutta.
  2. la festa nazionale fortemente voluta da degasperi riguarda l’inizio di un lunghissimo periodo difficile, dove ci sono molte cose da ricordare: l’intervento degli alleati, le 3 gambe della Resistenza (partigiani, internati militari, antifascisti), la guerra fratricida tra civili, il percorso del cnl vero e proprio, la ritirata dei nazisti e la cattura ed esecuzione dei ranghi fascisti.
  3. il 25 aprile è una data italiana e utilizzarla come simbolo per tutte le liberazioni e le resistenze nel mondo è un ennessimo tentativo allettante di anacronismo storico, che andrà purtroppo a dare ancora una volta un punto agli alleati, era una data italiana e diventerà una medaglia americana, nel tempo, quella è la strada che sta prendendo, entrando nel calendario europeo sarà fagocitata da chi realmente e fattualmente ha liberato l’italia: l’apporto armato degli americani.
  4. la resistenza ha un significato universale: la liberazione da un potere di oppressione che impedisce l’installarsi di un governo di libertà, in generale si tende a pensare all’insediamento di una democrazia parlamentare, ma possono esserci anche altre logiche, non è questo il punto. mi fermo qui per pietà.

NELLO SPECIFICO ALLORA

  1. facile ironia a parte, visto che in italia nel 1947 c’erano 45 milioni di silenti o di fascisti e nel 1948 ce ne troviamo altrettanti di antifascisti, come disse Churchill, lo scopo di questa ricorrenza è di ricordare l’oppressione nazifascista e quindi ad esempio non è tollerabile sentire cori antisemiti; a prescindere da quello che si pensi nel proprio cuore, che non dipende dalla ragione, si possono organizzare cortei per altre nazioni, ma non ha nessun senso culturale fare pericolose capriole senza fondamento, come quelle che si sono viste ieri.
  2. se esiste una resistenza palestinese, essa dovrebbe essere per la precisione quella contro hamas, non certo contro Israele, se esiste una resistenza ucraina, è contro putin e il suo regime. il senso di resistenza è legato a una dinamica politica, se un popolo si scaglia contro l’oppressore allora dovrebbe essere chiaro chi è l’oppressore, da una parte hamas e dall’altra putin e in generale tutti i regimi che non consentono uno stato di diritto.
  3. il facile uso della parola democrazia sta rovinando intere generazioni, non è la presenza delle urne (pilotate o libere che siano) e la presenza di un governo parlamentare, che definiscono la democrazia. la democrazia è il risultato del calcolo preciso del peso dell’individuo in un sistema (quanto contano i voti) e delle sue idee (quanto è lo spazio di discussione democratica) in rapporto al peso dello stato di diritto (quanti sono i diritti garantiti). cina, federazione russa, iran per fare esempi lapalissiani, non sono democrazie.
  4. parliamo di palestinesi: i palestinesi sono gli abitanti della palestina, ammesso e non concesso che possano esistere etnie vere e proprie slegate da ideologie politiche e religiose (la scienza ci insegna che non esistono quasi più razze umane pure – eccetto qualche individuo nelle popolazioni ridotte, eschimesi, inuit- e spero che su questo siamo concordi unanimemente), palestinesi sono tutti coloro che abitano la terra di palestina, quindi arabi ma anche ebrei. confondere un concetto di autodeterminazione dei popoli (la bandiera) con un concetto geografico sbagliato è un problema, perché gli ebrei erano presenti circa 6 mila anni prima degli islamici, se vogliamo parlare di un popolo religioso, altrimenti se vediamo il concetto geografico l’esodo (spero che la bibbia sia un altro libro letto da tutti) celebra l’attraversamento del mar rosso (esci dalla tua terra abramo) contro gli egiziani (che non erano considerati palestinesi e nemmeno mediorientali).
  5. prima di Israele in palestina non c’era uno stato democratico, era una terra agricola molto fertile, di coloni e mezzadri, con un impero in caduta; era impero ottomano, quindi, quando parlate della liberazione della palestina dai semiti, parlate del ritorno degli arabi ottomani imperialisti, cioè state difendendo il diritto di hamas di tornare ad avere la sovranità politica su tutta l’area geografica, non certo la gente che vive a gaza e dintorni e questa è davvero una brutta questione di ignoranza.
  6. il laicismo delle feste nazionali in italia, dove lo stato e la religione sono legati dai patti lateranensi, voluti fortemente dal regime fascista peraltro, non consente di superare il limite molto pericoloso di unire alla lotta per le libertà anche la lotta religiosa (perché quella in palestina/Israele non è una guerra politica ma una guerra tra presunte inesistenti razze e concrete religioni).

Premesso questo, se parlare di Resistenza in Palestina ha un senso, per difendere il principio di autodeterminazione dei popoli, di libertà, di democrazia, di pace, allora deve essere condotta da Ebrei e da Islamici, insieme contro Hamas.

I partigiani italiani che ieri venivano ricordati, insieme a tutti coloro che hanno consentito la cacciata innanzitutto dell’occupante tedesco nazista e poi del regime fascista, avevano in testa un concetto assai diverso: il progresso, dove il popolo avesse un peso maggiore che quello militare e della prole; un’idea di partecipazione al dibattito democratico e di raggiungimento dei diritti. Queste cose erano un guardare avanti per la libertà.

Chi opprime e impedisce la libertà in Palestina non è né il sionismo, né la religione ebraica. Cercate di farvene una ragione e di combattere il nemico giusto: ipotizzando una fantascientifica caduta di Israele la Palestina non si trasformerà né in uno stato come la Turchia, né in una nazione federale come la Svizzera, bensì al massimo diventerà una terra senza patria, dove da tempo hanno preso potere gli islamisti (Hamas è il corrispettivo di Salò) e al massimo potrebbe essere un futuro Iran (dove le donne iraniane fanno vera Resistenza contro il regime).

Vi prego di usare i libri, perché la nostalgia degli anni ’90 è fuori luogo. Cerchiamo di non riscrivere la storia: quello che è stato, non si può cancellare. Non vi siete mai posti il dubbio del perché ai terroristi interessi così tanto quello sbocco anarchico sul Mediterraneo? Quel corridoio umanitario che in realtà serve per i traffici di armi e droga? Perché alcune zone del mondo non riescono a insediare governi di pace? Io spero, in cuor mio, che il vostro sia solo il forte dolore per la morte di molti bambini, che vi muove, altrimenti siete in pericolo. Se davvero pensate che tra Hamas e Israele abbia ragione Hamas (un gruppo terroristico molto interessante da studiare per la sua capacità di fare adepti), allora siete molto in pericolo.

Nella più banale delle ipotesi, invece, state portando avanti per l’ennesima volta la propaganda tipica degli anni ’60 dei rossi contro i bianchi. Comunisti contro democristiani. Ma il PCI e la DC sono finiti e non c’è patria per queste cose. Buon fine settimana.

La direttrice Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI. Sto frequentando un master breve (Scuola di Liberalismo 2025) presso la Fondazione Luigi Einaudi.