L’ufficio personale dell’ex presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha reso nota la diagnosi di un tumore alla prostata in forma aggressiva. La notizia, rilanciata in prima battuta dalla CNN e successivamente confermata da agenzie internazionali come AP News e Reuters, ha suscitato grande attenzione per il profilo del paziente e per le implicazioni politiche e sanitarie connesse.
Secondo quanto riportato, Biden si sarebbe sottoposto ad accertamenti medici in seguito a un peggioramento dei sintomi urinari. Gli esami hanno portato alla rilevazione di un nodulo prostatico, poi confermato come neoplasia prostatica ad alto grado, con un Gleason score pari a 9 (Grade Group 5). Il comunicato specifica anche la presenza di metastasi ossee, elemento che testimonia l’avanzamento della malattia. Tuttavia, i medici che lo seguono ritengono il tumore sensibile agli ormoni, condizione che apre la strada a trattamenti farmacologici mirati e, secondo la letteratura clinica, spesso efficaci nel controllo della malattia.
Il Gleason score è un parametro utilizzato per valutare l’aggressività del cancro alla prostata. Si basa sull’aspetto delle cellule tumorali al microscopio: più risultano alterate, più alto è il punteggio. Un punteggio pari a 9, come nel caso di Biden, indica un tumore particolarmente aggressivo, ma non necessariamente refrattario alle cure.
La sua salute è sempre stata oggetto di attenzione mediatica, in particolare durante il suo mandato presidenziale.
Nel febbraio 2024, Biden era stato dichiarato “fit for duty” dal suo medico personale. Tuttavia, alcuni mesi dopo ha rinunciato alla candidatura per un secondo mandato, in un clima politico già segnato da tensioni e da pressioni interne al partito Democratico. La vicepresidente Kamala Harris ha raccolto l’eredità della candidatura, senza però riuscire a sconfiggere Donald Trump nelle elezioni del novembre successivo.
Già in passato, Biden aveva affrontato problematiche che riguardavano la sua salute: nel 2023 era stato rimosso un carcinoma basocellulare dal torace, mentre nel 2021 era stato asportato un polipo benigno al colon. Durante il suo mandato, aveva promosso il programma Cancer Moonshot, con l’obiettivo di accelerare la ricerca per sconfiggere i tumori. Le malattie oncologiche hanno coinvolto già la sua famiglia: suo figlio Beau Biden era deceduto nel 2015 a causa di un devastante tumore cerebrale.
Per questo è fondamentale non trascurare i segnali del proprio corpo e sottoporsi a controlli regolari, specialmente dopo i 50 anni o in presenza di familiarità. La prevenzione resta l’arma più efficace contro il tumore alla prostata.
Fatti come questi sono occasioni anche per avere maggiore sensibilità sul tema. Se si vogliono avere maggiori informazioni, basta parlarne con il proprio medico o consultare il portale ufficiale dell’AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica, dove è possibile trovare approfondimenti, e indicazioni su come attivarsi per la prevenzione oncologica.