Quando il rumore prodotto dall’ascensore condominiale diventa intollerabile, chi abita nell’edificio ha diritto a essere tutelato. Lo ha confermato la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7855 del 2025, condannando un condominio romano a eliminare le immissioni sonore e a risarcire i danni ai residenti.
La vicenda nasce dalle continue segnalazioni dei condomini per i forti rumori generati dall’ascensore, segnalazioni rimaste senza risposta per anni. Nonostante una delibera assembleare che prevedeva interventi risolutivi, i lavori non erano mai stati avviati, peggiorando la situazione.
Come spiega l’avvocato Smeralda Cappetti, legale e consulente di ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori):
“La Corte ha stabilito che non è sufficiente deliberare lavori o avviare interventi: il giudice deve accertare se il problema sia stato davvero risolto. Se i rumori persistono, anche dopo un intervento mal eseguito, il diritto alla tutela resta intatto.”
Secondo la Cassazione, le immissioni acustiche che superano la normale tollerabilità non possono essere considerate risolte solo perché il condominio ha effettuato dei lavori: serve un riscontro effettivo sull’efficacia delle opere.
La decisione assume un valore significativo per tutti i condomini che si trovano in situazioni simili: il diritto alla quiete domestica non è negoziabile, e chi lo viola è tenuto a risarcire il danno e intervenire tempestivamente.
Il caso torna ora al Tribunale, che dovrà verificare se gli interventi siano stati davvero efficaci e, se necessario, stabilire ulteriori risarcimenti.
Fonti:
ADUC – Ordinanza Cassazione n. 7855/2025 (PDF)
Avv. Smeralda Cappetti – consulente legale ADUC