Dopo quattro anni intensi e ricchi di successi, Simone Inzaghi saluta l’Inter. Il tecnico piacentino, secondo quanto riportato dalle principali testate sportive italiane, avrebbe accettato l’offerta milionaria dell’Al Hilal, club saudita, aprendo così una nuova fase della sua carriera e chiudendo un ciclo straordinario in nerazzurro.
Un addio che lascia inevitabilmente il segno, perché Inzaghi ha rappresentato molto più di un semplice allenatore: è stato il simbolo di una gestione efficace e vincente anche in tempi di austerità economica. Con un mercato limitato, è riuscito a costruire una squadra compatta, competitiva, capace di imporsi sia in Italia che in Europa. Due finali di Champions League e sei trofei in bacheca, tra cui il tanto atteso scudetto della Seconda Stella, sono lì a dimostrarlo.
In un messaggio sentito rivolto alla tifoseria e alla società, Inzaghi ha voluto congedarsi con parole di sincera gratitudine:
«Cara famiglia nerazzurra, è venuto per me il momento di salutare questo Club dopo un percorso di quattro anni, durante i quali ho dato tutto. Ogni giorno ho dedicato all’Inter il mio primo e ultimo pensiero della giornata», ha scritto il tecnico.
«Sono stato ricambiato con professionalità e passione da calciatori, dirigenti e da ogni singolo dipendente del club. I sei trofei conquistati, tra cui lo Scudetto della Seconda Stella, unitamente al percorso in Champions League nel 2023 e pochi giorni fa, sono la testimonianza tangibile di quanto il mio lavoro sia stato supportato da una comunione d’intenti con il mio staff e con ogni componente dell’Inter.»
«Ringrazio gli azionisti per la fiducia che non è mai mancata, il Presidente e i suoi collaboratori per l’aiuto e il dialogo quotidiani. In una giornata difficile come questa, è giusto ribadire questo senso di gratitudine anche per il confronto che si è appena concluso. Siamo stati sinceri, e abbiamo insieme deciso di chiudere questo magnifico percorso.»
«Un’ultima parola la voglio dedicare ai milioni di tifosi nerazzurri che mi hanno incitato, hanno pianto e sofferto nei momenti difficili, e hanno riso e festeggiato nei sei trionfi vissuti insieme. Non vi dimenticherò mai. Forza Inter.»
Una filosofia chiara, riconoscibile, moderna
Inzaghi ha lasciato un’impronta precisa: tattica, identitaria, caratteriale. Il suo 3-5-2, affinato nel tempo, si è rivelato un sistema fluido e funzionale, capace di esaltare i singoli in un progetto corale. Costruzione dal basso, superiorità sugli esterni, inserimenti delle mezzali, gestione dei ritmi: tutto studiato, tutto armonizzato, senza mai diventare dogmatico.
Con un profilo sempre sobrio, Inzaghi ha saputo tenere salda la barra anche nei momenti critici. Ha gestito il gruppo con equilibrio e valorizzato ogni risorsa a disposizione, dimostrando di essere più che un semplice “traghettatore tecnico”: un vero leader silenzioso.
Un arrivederci, non un addio
L’offerta araba è certamente allettante dal punto di vista economico, ma pone degli interrogativi: sarà una parentesi di lusso o il preludio a un addio più duraturo al calcio europeo di vertice? Quale che sia la risposta, è difficile pensare che Inzaghi scompaia dal grande palcoscenico. Anzi, potrebbe trattarsi solo di una pausa ben remunerata prima del ritorno, magari su una panchina di un’altra big del continente.
Per l’Inter, invece, si apre una fase delicata: quella del dopo-Inzaghi. Perdere un allenatore così incisivo, proprio nel momento in cui la società continua a confrontarsi con vincoli economici stringenti, non sarà semplice.
Quel che resta, però, è un’eredità importante. Fatto di trofei, idee, e un’identità tattica chiara e riconoscibile. Simone Inzaghi ha meritato — e merita — un sincero grazie da parte di tutto il mondo nerazzurro.