Home » Economia e lavoro » Tax Freedom Day 2025: da ieri gli italiani lavorano per se stessi
Economia e lavoro

Tax Freedom Day 2025: da ieri gli italiani lavorano per se stessi

notebook and calculator on green surface
Photo by Nataliya Vaitkevich on Pexels.com

È ufficialmente scattato il “Tax Freedom Day” per l’Italia: da ieri, 6 giugno 2025, gli italiani hanno smesso simbolicamente di lavorare per il fisco e hanno iniziato a guadagnare per se stessi. A certificarlo è l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che come ogni anno ha calcolato il giorno di liberazione fiscale, una data simbolica che indica quanti giorni servono a coprire la pressione fiscale annua.

Nel 2025 sono stati necessari 156 giorni (weekend compresi) per adempiere agli obblighi fiscali, il che equivale a una pressione fiscale stimata del 42,7% del PIL. Il calcolo si basa sulla stima del PIL nazionale (2.256 miliardi di euro) e sulle entrate tributarie e contributive attese (962,2 miliardi), rapportate al valore medio giornaliero del PIL.

Confronto storico e internazionale

Secondo i dati diffusi dalla CGIA, il 2025 conferma una tendenza stabile, seppur elevata, della pressione fiscale italiana. Il valore più basso negli ultimi 30 anni si è registrato nel 2005 con il governo Berlusconi (38,9%), mentre il picco massimo risale al 2013 sotto i governi Monti/Letta (43,4%).

A livello europeo, l’Italia si posiziona al sesto posto tra i Paesi più tassati, dietro a Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Lussemburgo. La media UE è di 148 giorni lavorativi per “pagare le tasse”, contro i 156 italiani. In Spagna bastano 136 giorni, in Germania 149.

Il peso della fiscalità e l’effetto delle misure di governo

Il dato sulla pressione fiscale tiene conto anche della sostituzione, introdotta con la Legge di Bilancio 2025, della decontribuzione con un mix tra sconti Irpef e bonus per i redditi bassi. Una misura che ha effetto sulla spesa ma non sull’entrata fiscale, evitando di abbassare formalmente la pressione fiscale.

Va però segnalato che l’aumento complessivo del prelievo non è stato determinato tanto da nuove tasse, quanto da interventi legislativi, crescita delle retribuzioni e del numero degli occupati, oltre a un buon andamento delle entrate derivanti da imposte sui redditi da capitale.

Irregolarità e sommerso: per molti il fisco è un miraggio

Il dato del “Tax Freedom Day” non ha invece alcun valore per i circa 2,5 milioni di italiani che lavorano in nero. Secondo l’ISTAT, Calabria, Campania e Sicilia sono le regioni con il più alto tasso di irregolarità lavorativa, con picchi fino al 17% degli occupati.

Una fotografia utile, ma teorica

Come precisa la CGIA, il Tax Freedom Day è un puro esercizio teorico, ma resta uno strumento utile per comprendere il peso del fisco sulla vita quotidiana dei cittadini italiani.

Fonte: Comunicato stampa dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre del 7 giugno 2025 (www.cgiamestre.com)