Una diagnosi che fa tremare il cuore: tumore maligno all’utero, a sole 16 settimane di gravidanza. Per “Anna” , nome volutamente di fantasia, sembrava non esserci speranza. Eppure, oggi può abbracciare la sua bambina, Elisa, grazie a un intervento definito dai medici “unico al mondo”, realizzato all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, punto di riferimento nazionale per l’oncoginecologia. Lo rende noto l’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona.
Una gravidanza da proteggere, una vita da salvare
Il tumore era troppo avanzato per un trattamento conservativo: l’unica soluzione era una isterectomia radicale. Ma Anna ha scelto la vita, anche quella che portava dentro di sé. L’équipe guidata dal prof. Stefano Uccella e dal prof. Massimo Franchi ha ideato un approccio mai descritto prima in letteratura medica: rimozione dei linfonodi pelvici durante la gravidanza, seguita da un cerchiaggio cervicale per impedire il parto prematuro.
Tumore all’utero in gravidanza: l’intervento mai tentato prima
Questo tipo di tumore all’utero in gravidanza richiede normalmente l’interruzione della gestazione. In questo caso, però, l’équipe ha ideato una strategia innovativa. All’altezza del quinto mese, il team ha eseguito una procedura mini-invasiva ad altissimo rischio, ma decisiva. Dopo ore in sala operatoria, la notizia: la malattia era stata asportata, la gravidanza poteva continuare, madre e figlia erano salve.
“Non era mai stato fatto al mondo un intervento simile a questo stadio della gravidanza”, ha dichiarato il prof. Uccella. “Attendere sarebbe stato troppo pericoloso. Abbiamo scelto di agire, per proteggere entrambe.”
La nascita e la guarigione
Tre mesi dopo, il cesareo: Elisa nasce prematura ma forte. Mentre la neonatologia la accoglie, i chirurghi completano l’intervento radicale su Anna. Dopo tre ore, madre e figlia si ritrovano. A distanza di un mese, l’istologico conferma la guarigione completa.
L’abbraccio più atteso
“Una diagnosi di tumore è terribile, ma durante la gravidanza lo è ancora di più”, racconta Anna. “Non dimenticherò mai la dedizione e l’umanità dell’équipe. Mi hanno dato la forza di lottare.”
L’équipe che ha reso possibile il miracolo
Ginecologi, neonatologi, anestesisti, ostetriche, infermieri, OSS e strumentisti: un’equipe multidisciplinare, unita da un solo obiettivo. Il prof. Uccella sottolinea: “Questo successo è il frutto di un lavoro di squadra eccezionale, e della fiducia incrollabile di Anna nella vita e nella medicina”.