Milioni di persone in tutto il mondo non riescono ad avere il numero di figli che desiderano, sia che ne vogliano di più, meno o nessuno. E ad essere incolpate dei cambiamenti demografici sono spesso le donne. Ma la vera crisi è che la decisione riproduttiva più importante che un essere umano possa prendere – quando, se e con chi avere un figlio – viene minata.
Si apre con queste premesse l’ampio Report 2025 State of World Population dal titolo ‘The real fertility crisis’ pubblicato pochi giorni fa dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) che ha raccolto dati da 14 stati in tutto il mondo, Italia compresa.
Il secondo dei quattro capitoli di cui è composto il Report – ‘Opening a policy window of opportunity’ – è dedicato alle politiche che si potrebbero attuare ed è stato curato dalla demografa Agnese Vitali, professoressa ordinaria del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, che in merito ha specificato: “Quando chiediamo alle persone di cosa hanno bisogno, ce lo dicono. Quindi se vogliamo costruire politiche efficaci basate sui reali bisogni delle persone, il primo passo è ascoltare le loro risposte, le loro motivazioni. Sembra un presupposto scontato, ma molto spesso nel dibattito pubblico, cosa pensino realmente le persone, quali siano i loro bisogni, le loro aspettative non viene realmente messo a fuoco. E questo si riflette sulle politiche pubbliche, che troppo spesso sono frammentate, offrono un supporto limitato, e restano attive per pochi anni, come nel caso del bonus per la nascita del figlio”.
Lo studio mette in luce come spesso i governi tendano a concentrarsi sullo spostamento della fecondità in una direzione o nell’altra. In alcuni paesi vogliono promuovere la contraccezione, in altri la natalità. Dall’altra parte, tra le persone, c’è chi vuole prevenire una gravidanza e chi invece formare una famiglia. A volte queste due scelte opposte, seppur in momenti diversi, coesistono nell’arco di una vita. In entrambe le situazioni spesso si frappongono ostacoli: precarietà economica, discriminazione di genere, mancanza di sostegno da parte di partner e comunità, scarsa qualità dell’assistenza sanitaria, incertezza sul futuro. Secondo l’analisi, sarebbe auspicabile prevedere una gamma completa di soluzioni politiche.
Nell’indagine emerge ad esempio che il 18% delle persone ha sperimentato una situazione di impossibilità ad accedere a servizi medici o sanitari relativi alla contraccezione o alla procreazione. La percentuale varia dal 10% di Italia e Germania al 33% del Marocco. I sistemi sanitari di tutti i Paesi hanno quindi un ampio margine di miglioramento. O ancora, il 30% di chi ha risposto in Italia indica disoccupazione e instabilità lavorativa come fattori responsabili del mancato raggiungimento del numero di figli desiderato. Sono valori simili a quelli di Tailandia e Sud Africa, mentre gli stessi indicatori sono molto più bassi in paesi più vicini, come Svezia (5%) e Germania (10%).
A spiegarlo la stessa Prof.ssa Vitali: “Gli approcci politici attuali alle problematiche della fecondità presentano diversi problemi. Gli interventi troppo spesso sono frammentati, offrono un supporto limitato, e restano attivi per pochi anni, come nel caso del bonus per la nascita del figlio. Ultimamente si sente dire che il modello nord-europeo di politiche per le famiglie non funziona più, perché pur avendo implementato politiche generose e attente alle esigenze di genere, la fecondità ha iniziato a diminuire anche in questi paesi. Non parlerei però di fallimento del modello nord- europeo. È innegabile che il benessere di genitori e bambini è più alto dove le politiche a supporto delle famiglie sono più generose”.
“Resisterei poi alla tentazione di autoassolversi dando la colpa sempre a un indefinibile ‘cambiamento culturale’. Piuttosto, occorre considerare il problema nella sua complessità, affrontando in modo sistematico l’intera gamma di ostacoli che le persone devono affrontare. Sono barriere economiche, di genere, barriere sul posto di lavoro, questioni abitative, costi e disponibilità dell’assistenza all’infanzia, assenza di un/a partner e infertilità. Abbiamo bisogno di una gamma completa di sforzi che diano alle persone, soprattutto alla popolazione giovanile, un senso di sicurezza e speranza” ha poi ulteriormente specificato la professoressa ordinaria del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento.
Se l’obiettivo è quello di permettere agli individui e alle coppie la piena realizzazione delle proprie scelte riproduttive, emergono dal Report alcune raccomandazioni di policy. Innanzitutto, le persone e i loro desideri devono essere messi al centro nel progettare le politiche pubbliche e l’approccio dovrebbe essere inclusivo, ispirato da principi che valorizzano diritti umani e equità di genere. Unfpa invita i governi a i mettere le persone nella condizione di autodeterminarsi, di poter scegliere se, quando e con chi avere figli, lavorando su politiche economiche, soprattutto, ma anche sanitarie, educative e giuridiche. Quindi le politiche familiari, secondo Unfpa, dovrebbero essere pensate per aumentare il benessere delle persone, non per aumentare il numero di nati così da salvaguardare la stabilità dello stato sociale.
A essere messo in discussione nel Report è quindi il modo in cui, in generale nelle politiche pubbliche, si valuta il successo degli interventi per o contro natalità e fecondità, gli indicatori usati: «Si misura quanto sia aumentato il tasso di fecondità totale, ma non quanto sia migliorato il benessere umano. Un aspetto che, invece, è più significativo. E che con le misure giuste si riesce a migliorare».
Gli ostacoli al diventare genitori
Se l’obiettivo è quello di fornire un accesso più equo a chi lo richiede per formare la famiglia che desidera, emergono dal Report molti ostacoli.
Scarse possibilità di accesso ai servizi
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità una persona su sei soffre di infertilità. E alti tassi di infertilità si hanno anche in Paesi con una fertilità molto elevata.
“Quindi non è solo una questione di risorse, perché anche in contesti economicamente svantaggiati, ci sono molte opzioni a costo contenuto che si possono attivare per contrastare l’infertilità. Per esempio, prevenire le infezioni a trasmissione sessuale” chiarisce ancora Agnese Vitali.
Dallo studio emerge come l’accesso ai servizi per la fertilità e per la salute materna non sia disponibile in modo uniforme in tutte le comunità. E anche che la genitorialità sia spesso legalmente inaccessibile ai gruppi emarginati. «Alcuni Paesi negano, ad esempio, l’accesso alle cure materne a prezzi accessibili alle migranti. Altri impediscono alle coppie dello stesso sesso o alle persone single di accedere alla procreazione medicalmente assistita o di adottare. Eppure oggi la genitorialità è desiderata e possibile per chi è single, per le coppie in età genitoriale avanzata, per le persone Lgbtqia+. Ecco una delle ragioni per cui le aspirazioni di genitorialità sono più basse tra le minoranze di genere».
Precarietà economica
È un fattore che ostacola in più modi. Può minare la capacità delle persone di realizzare il numero di figli che desiderano. L’aumento del costo della vita e di quello degli alloggi, in particolare, scoraggia il perseguimento di obiettivi di formazione di un’unione e genitorialità.
Difficoltà lavorative
I giovani sono spesso spinti a ritardare il matrimonio e la genitorialità a causa della difficoltà a trovare un lavoro dignitoso e sufficientemente stabile. Nonostante gli sforzi per introdurlo, il congedo di maternità non è ancora universalmente disponibile. E i congedi per i padri sono ancora più rari.
In merito sempre la Prof.ssa Vitali ha spiegato: “La mancanza di congedo di paternità non è solo negativa per il legame tra figli e padri, ma può anche disincentivare l’assunzione e la promozione delle donne, perché ci si aspetta che le donne diventino il ‘genitore di default’. Anche quando il congedo di paternità è disponibile, gli uomini lo usano raramente a causa dello stigma sociale o di altri fattori. Rendere obbligatorio il congedo di paternità può essere d’aiuto. Un’altra opzione è quella di offrire un congedo familiare più generoso a tutti i lavoratori, indipendentemente dallo stato di famiglia. Questo può aiutare anche i lavoratori che si sottopongono a trattamenti per la fertilità e i lavoratori più giovani che hanno bisogno di un ragionevole equilibrio tra lavoro e vita privata per sentirsi a proprio agio nel creare una famiglia”.
Scarso sostegno alle famiglie
Un’assistenza all’infanzia disponibile, accessibile e di qualità, con orari di apertura allineati agli orari di lavoro dei genitori, può aumentare la partecipazione delle madri alla forza lavoro, alleviando le tensioni economiche e migliorando al contempo l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Questioni giuridiche
Anche restrizioni apparentemente non correlate alla scelta riproduttiva possono avere un impatto sul processo decisionale degli individui. In alcuni luoghi, le donne possono essere spinte ad avere figli per evitare l’esproprio in caso di vedovanza. In alcuni Paesi, le donne non possono trasmettere la nazionalità ai propri figli, che possono quindi essere apolidi se il padre è sconosciuto o deceduto.
Gli ostacoli per chi non vuole figli
Le leggi possono anche rendere più difficile prevenire o gestire una gravidanza non desiderata.
Restrizioni
Si stima che il 40% delle donne in età riproduttiva viva in luoghi con leggi restrittive sull’aborto. Molte leggi impediscono anche a single, minorenni o donne senza figli di accedere alla contraccezione o alle procedure di sterilizzazione elettiva.
Violenza di genere
Molte leggi non offrono una protezione sufficiente dalla violenza sessuale e dalla coercizione riproduttiva, uno dei modi più brutali con cui alle donne e alle ragazze viene negata la piena autonomia sul proprio corpo e sulla propria vita riproduttiva.
Educazione
Un’educazione sessuale deve riguardare l’intero corso della vita, invece di concentrarsi solo sugli adolescenti. “Troppi giovani non sono consapevoli dell’età tipica in cui la fertilità diminuisce, e molti uomini e ragazzi in particolare sono poco consapevoli del fatto che anche la loro fertilità diminuisce e che possono compromettere la loro fertilità a causa delle malattie sessualmente trasmissibili o dello stile di vita”.
Informazione
Anche gli adulti sono sempre più esposti alla disinformazione sulla salute sessuale e riproduttiva, comprese le falsità sui social media che attaccano i contraccettivi, gli screening del cancro al collo dell’utero, i vaccini HPV e altro ancora. Le fonti legittime di informazioni mediche accurate e imparziali devono essere prontamente disponibili.
Pressione sociale
Molti sistemi educativi richiedono ai genitori di investire considerevole tempo e denaro per accompagnare i figli nel percorso scolastico e extra-scolastico attraverso attività integrative. La prospettiva della genitorialità può essere scoraggiante in luoghi con queste pressioni e costi. Un sistema educativo che sostenga le famiglie e riduca la pressione sociale consentirebbe ai genitori, ma anche a studenti e studentesse di tutte le età di conciliare scuola e vita.
(Fonte: UniTrento)
(Per consultare il report completo: UNFPA)