
“In Italia gli infermieri invecchiano, si ammalano e nessuno interviene. La politica di casa nostra da troppo tempo assiste inerme all’aggravarsi di deficit che ricadono direttamente sulla qualità delle cure e che rischiano di trasformarsi in un tunnel buio e senza uscita. L’età media del personale infermieristico del Servizio Sanitario Nazionale ha raggiunto i 56,49 anni. Un dato che pesa come un macigno se confrontato con la media europea, che si attesta intorno ai 41,7 anni. La differenza è drammatica: quasi 15 anni in più rispetto ai colleghi europei. E il problema è che nessuno fa nulla”.
Ad affermarlo, attraverso una nota è stato il Sindacato infiermeri, Nursing Up (Associazione Nazionale Sindacato Professionisti Sanitari della Funzione Infermieristica) intervenuto per evidenziare ancora una volta le difficoltà lavorative in cui si trovano a dover operare gli infermieri italiani.
Proseguendo nell’intervento, il Sindacato ha reso noto inoltre di aver approfondito, in Europa, grazie al supporto di fonti autorevoli, i numeri dell’età media di realtà come Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Paesi Scandinavi, e di averli confrontati con quelli nostrani. Da questa analisi emergerebbero dati che denunciano un risultato allarmante, che di seguito riportiamo integralmente:
- In Germania, l’età media del personale infermieristico è di circa 40,6 anni, e di 41,2 anni nel settore geriatrico.
- Nel Regno Unito, l’età media degli infermieri iscritti agli ordini professionali è di 43 anni e 10 mesi.
- In Francia l’età media si attesta tra i 41 e i 43 anni.
- In Spagna, è di circa 43 anni, con oltre il 53% delle infermiere sotto i 45 anni e solo l’11,8% oltre i 65.
- Nei Paesi Bassi, l’età media generale degli infermieri è di circa 42 anni, che sale a 44,9 per l’assistenza domiciliare.
- Nei Paesi nordici, come Svezia, Norvegia e Finlandia, i dati oscillano tra i 40 e i 42 anni, con una popolazione infermieristica molto più giovane e distribuita in modo equilibrato.
In merito Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, ha aggiunto: “Questi numeri testimoniano che l’Italia della professione infermieristica invecchia prima ancora di rigenerarsi. Mentre il resto d’Europa mantiene un’età media tra i 40 e i 43 anni, da noi si superano i 56. E non c’è nessuna strategia di rinnovamento. Un numero elevatissimo degli attuali infermieri andrà in pensione entro 15 anni, e intanto le iscrizioni ai corsi di laurea si sono più che dimezzate, passando da 46.281 nel 2004 a 21.250 nel 2023. Le università non riescono nemmeno a coprire i posti disponibili. Il risultato? Una categoria esausta, con prospettive zero. E un SSN che rischia il collasso”.
Secondo il Nursing Up, oltre all’età, a pesare in modo crescente vi sarebbero anche le condizioni cliniche dei professionisti in servizio. Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità condotta nel 2023:
- Il 69% degli infermieri italiani è affetto da patologie correlate al lavoro;
- Oltre il 53% soffre di disturbi muscoloscheletrici, in particolare lombalgie croniche, ernie discali, tendiniti, infiammazioni articolari;
- Il 17% presenta sintomi di stress cronico da sovraccarico assistenziale;
- Il 12% ha visto un peggioramento fisico negli ultimi tre anni, spesso con ricorso a cure farmacologiche o fisioterapiche.
“Nei Paesi nordici, dove l’età media è molto più bassa, le patologie muscoloscheletriche colpiscono meno del 30% del personale. Da noi? Più del doppio. È un bollettino di guerra che riguarda sia il fisico che la psiche. E intanto la politica parla d’altro, cerca scorciatoie come l’assistente infermiere e guarda all’estero per coprire i buchi, ignorando i nostri infermieri” ha poi specificato ancora Antonio De Palma.
Il Nursing Up ha poi evidenziato la richiesta di un piano straordinario per:
- il ricambio generazionale,
- la valorizzazione economica e contrattuale,
- la prevenzione e il monitoraggio delle malattie professionali.
Infine, concludendo, il presidente di Nursing Up ha affermato ancora: “Non è più tempo di osservare. Il nostro sistema sanitario si sta svuotando di energie e competenze. Non si costruisce il futuro sulla stanchezza e sulla malattia di chi lavora ogni giorno in prima linea. Non possiamo aspettare che tutto crolli per accorgercene”.