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Politica

Quando Maroni adottò la linea dura sui migranti

La paura di essere considerati razzisti e disumani spinge l’Italia ad accogliere migliaia di migranti ogni giorno; uomini, donne, anziani e bambini che abbandonano il nord d’Africa per affrontare un viaggio massacrante in mare con la speranza di trovare la salvezza nelle coste italiane. Molto spesso si sente la frase: “Anche gli italiani negli anni della grande guerra sono emigrati negli Stati Uniti”. Chi la pronuncia, però, si dimentica di completarla.
Gli italiani che arrivavano negli Stati Uniti venivano spogliati, controllati, perquisiti, al fine di accertare che fosse tutto a posto, che non avessero malattie, che sapessero svolgere un mestiere, che si potessero mantenere da soli, che avessero le possibilità economiche per vivere in condizioni discrete; in caso contrario, venivano rispediti nel loro Paese di provenienza.

Si sente anche un’altra frase: “L’immigrazione porta ricchezza al Paese”. Ci sono molti episodi che confermano questa affermazione, ma solo nei casi in cui questi immigrati abbiano le disponibilità economiche per comprarsi una casa e l’arredamento, fare la spesa, guidare un auto e, quindi, fare benzina, acquistare ricariche per il telefono, e tanto altro.
Questo tipo di immigrato, che lavora e che consuma, innalza il PIL del Paese, ma quelli che approdano in Italia in estrema povertà, affamati, a volte malati, che necessitano di cure, che non hanno disponibilità economica e a cui viene offerto vitto e alloggio gratuitamente, rappresentano, al contrario, un costo al Paese, che va a scapito dei cittadini italiani i quali, magari, hanno spesso una pensione misera o sono addirittura disoccupati.

La rabbia di questa parte d’Italia è forte e giustificata, fomentata anche dai paesi dell’Unione Europea che non si sono resi disponibili ad accogliere i profughi.  Anni fa la situazione era totalmente diversa, l’Unione Europea criticava la politica adottata dall’allora  Ministro degli Interni Roberto Maroni.

Precisamente nel 2009, questi affermò: “Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti, ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge”. Il Pd considerò tali parole “pericolose”, altri, come l’allora segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, le denuncia come “atti di razzismo e xenofobia”.

Dalle parole ai fatti: sotto il governo Berlusconi, nel 2009 era stato adottato il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” al fine di agevolare le espulsioni e venne introdotta una legge che criminalizzava la presenza irregolare nel Paese da parte dei migranti. Il 6 maggio 2009, circa 200 persone che viaggiavano nel Mediterraneo per sfuggire dal proprio paese, vennero intercettate dalle autorità italiane e trasferite a bordo di un’imbarcazione italiana a sud di Lampedusa al fine di essere ricondotti nel Paese di provenienza, la Libia. Ci furono numerose sollevazioni da parte di molte organizzazioni internazionali quali l’Unhcr che varie volte ribadì al ministro che la nuova politica inaugurata dal governo italiano “si pone in contrasto con il principio del non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951, che trova applicazione anche in acque internazionali”. “Questo fondamentale principio, che non conosce limitazione geografica, è contenuto anche nella normativa europea e nell’ordinamento giuridico italiano”

Ma il piano funzionò e, se nel 2009, gli sbarchi clandestini erano stati 9.600, nel 2010 erano scesi a 4.350. Merito degli accordi con Gheddafi, ma anche risultato di una politica immigratoria intransigente.

Oggi gli sbarchi non hanno alcun tipo di limitazione; il traffico criminale di migranti va avanti ogni giorno inosservato e inesorabile, approfittando della bontà e dell’ospitalità del Paese in cui arrivano. Andando in giro per tutta Italia però, contrariamente alle aspettative, non sono solo contrari i sindaci e candidati sindaci di Fratelli d’Italia e Lega Nord in città, ma anche quelli del Partito Democratico che si ritrovano fortemente contrari, soprattutto perché sono in primo luogo i cittadini a non volerli, e di conseguenza, chi li governa deve ascoltare le loro richieste.  Il motivo principale è il fatto che “non ci stanno più”, che sono già troppi e “non si sa dove metterli”.

Se fino a qualche anno fa la questione migranti veniva fatta sembrare come un capriccio di certi partiti politici, adesso viene vista anche dai partiti più indulgenti come un’emergenza da risolvere e da distribuire anche agli altri Paesi dell’UE.

Melissa Toti Buratti