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Cultura

Il cappello Borsalino: un Made in Italy indimenticabile

L’Italia non è soltanto il Paese della buona alimentazione e delle Ferrari, ma anche della moda: all’estero, soprattutto i giovani, considerano gli italiani dei gran modaioli, con gusti impeccabili e che si sanno vestire in modo chic in qualsiasi occasione.

In effetti, il pregio della moda italiana sta, oltre che nel buon gusto, anche nella qualità dei materiali e nei metodi di lavorazione. In Italia sono nate grandi firme come Benetton, Prada, Versace, Cavalli, Geox, Fiorucci, Diesel, Freddy, e si potrebbe andare avanti in una lista interminabile. Questi marchi, però, sono relativamente recenti se si pensa al marchio Borsalino, la più famosa e antica azienda di cappelli italiana.

L’azienda Borsalino nacque nel 1857 ad Alessandria da un’idea del suo fondatore Giuseppe Borsalino, che emigrò giovanissimo in Francia nel 1850 per imparare l’arte del l’artigianato nella sartoria, specializzandosi soprattutto nella lavorazione e creazione dei cappelli. Dopo sei anni, tornò in Italia con un certificato in mano che gli permetteva, come a tutti i cappellai girovaghi del tempo, di aprire un laboratorio in proprio.

Il secolo dell’Ottocento si trovava nel bel mezzo della rivoluzione industriale, soprattutto per paesi come l’Italia, che per vari motivi era arrivata ad uno sviluppo industriale tardivo rispetto all’Inghilterra, Francia e Belgio.
Giuseppe Borsalino, proprio qualche anno dopo l’apertura del suo negozio, decise di dare un’ulteriore spinta alla produzione, acquistando diversi macchinari dall’Inghilterra.

Il materiale imposto per i cappelli di qualità era il feltro di pelo di coniglio, causando una ricaduta positiva sull’economia rurale piemontese, poiché vide l’affermarsi di parecchi allevamenti domestici gestiti principalmente da donne e ragazzi. Il marchio Borsalino, poi, conquistò ampiamente i mercati esteri, espandendosi in ogni angolo d’Europa, competendo persino con i copricapi americani.

Il numero di cappelli aumentò sempre più di anno in anno per soddisfare la domanda dei clienti, per lo più di genere maschile: gli uomini di fine Ottocento, infatti, indossavano il borsalino per proteggersi dal vento e a passeggio per le città, sfoggiando una raffinatezza ed eleganza singolare.
Nel 1900, alla morte di Giuseppe, subentrò Teresio Borsalino.

Tuttavia, il vero e proprio boom dei cappelli Borsalino avvenne negli anni 20 del 900, quando entrarono a far parte anche della moda femminile. Importante per la popolarità del cappello ne fu l’utilizzo da parte dei personaggi famosi, come i politici e gli attori dell’epoca: Benito Mussolini e Winston Churchill erano quasi sempre immortalati e ripresi con il borsalino sul capo, esattamente come attori di fama mondiale, quali Charlie Chaplin, Alain Delon, Gary Cooper e Al Capone, il musicista Giuseppe Verdi e gli scrittori Ernest Hemingway e Gabriele D’Annunzio.

Tra gli anni 50 e 60, la moda dell’epoca abbandonò gradualmente il borsalino, divenendo un accessorio indossato principalmente da un pubblico più anziano e tradizionale. L’assottigliamento di colletti e cravatte resero il cappello non essenziale, e la riduzione di spazio nelle auto più moderne rendeva scomoda la guida con il cappello.

Oggi il borsalino è stato riconsiderato e modernizzato con diversi colori e motivi, come a scacchi o a strisce bianche e nere.

Di Melissa Toti Buratti