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Editoriali

L'assurdità di votare ancora M5S

La votazione che ha certificato che la base del M5S preferisce lasciare il gruppo parlamentare europeo EFDD (Europe of Freedom and Direct Democracy) per subentrare nell’ALDE (Alliance of Liberals and Democrats for Europe Party) è una notizia che non può passare via senza lasciare traccia.
Si tratta piuttosto di una notizia che va capita, interpretata, compresa con tutti i suoi risvolti politici: anzitutto stona che un partito (di questo si tratta, a tutti gli effetti, il movimento) che ha fatto della battaglia politica, della barricata, la sua stessa esistenza e che abbia sempre preferito, a parole, restare più coerenti ai programmi che agli intrighi di palazzo, scelga di aderire al quarto gruppo parlamentare europeo come “scelta di convenienza” per poter giocare un ruolo più importante in seno all’organo legislativo dell’Unione Europea. Infatti, con la prossima uscita dal Parlamento degli eurodeputati dell’UKIP di Farage, l’EFDD sarebbe passato da 44 membri a soli 24, di cui 17 di fede grillina.
Fa quantomeno sorridere che, tra i vari gruppi, il Movimento abbia scelto quello dei Liberali di Guy Verhofstadt, piuttosto che il gruppo del partito spagnolo Podemos, ossia il GUE/NGL, gruppo di estrema sinistra, nel quale si trova anche SYRIZA, il partito di Alexis Tsipras. Probabilmente, il timore di Grillo era quello di essere considerato troppo orientato a sinistra, mentre l’obiettivo dei 5 Stelle è quello di ottenere più consensi possibili da destra, necessari in caso di un ballottaggio.
Sorprende ancora di più allora che il 5 Stelle non abbia abbracciato l’ENF (Europe of Nations and Freedom), il gruppo di Marine Le PenFauke Petry, che però è “abitato” anche dalla Lega Nord, rivale sul suolo nazionale. Probabilmente sia per la coabitazione sia per la connotazione espressamente di destra del gruppo, il Movimento ha scartato questa ipotesi.
Sarebbe interessante, ora, sapere cosa pensa quel 22% che si è mostrato contrario all’alleanza con l’ALDE (che alla fine non si farà, poiché lo stesso gruppo parlamentare dovrebbe bocciare la proposta di ingresso del movimento); in effetti, come può un partito che voleva fare il referendum sull’euro sostenere un ultraeuropeista come Verhofstadt? Come può un partito che, alleato di Nigel Farage (idolo dell’Alt-Right, insieme a Donald Trump), sosteneva una possibile “ItalExit” sedersi di fianco a chi, insieme a Juncker ha preso a pesci in faccia tutti i britannici rappresentati dal leader dell’UKIP?
Con ottime probabilità, quel 22% di voti derivano dai grillini “di destra”, che hanno visto tradite le loro speranze di un nuovo polo che potesse superare il berlusconismo, combattendo battaglie impopolari come quella contro l’euro e contro (questa) Unione Europea: Grillo stesso infatti parlava di fare gli Stati Uniti d’Europa, in un intervista di qualche anno fa. Idea già abbandonata?
Il Movimento 5 Stelle si troverà sconfitto nel dialogo parlamentare, perché l’ALDE ha bocciato la loro richiesta, e per loro vi è solo l’isolamento; sconfitto dalla sua stessa base, che proprio con un 78,1% all’epoca aveva accettato l’ingresso nell’EFDD e che stavolta ha votato in controtendenza con le parole di esponenti di spicco del movimento come Sibilia, Dell’Orco o Morra; sconfitto nelle fondamenta perché snaturato, privo di quella coerenza alla quale i grillini aspiravano, soprattutto su temi indiscutibili come la libera decisione del popolo italiano alla moneta unica. Ormai pura fantasia, sic stant rebus.
Riccardo Ficara