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L'embargo di Trump dimostra il fallimento dell'Europa di Angela Merkel

La politica estera europea a guida Merkel oggi è fallita definitivamente. “Individuare eventuali abusi commerciali e impedire il dumping”, ovvero l’esportazione di merci da altri paesi a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno: con questo obiettivo, già precedentemente annunciato, Trump ha firmato due ordini esecutivi sul commercio.  L’ennesima promessa mantenuta, quindi, per il Tycoon statunitense, che ora passa all’attacco nella guerra annunciata all’Europa e ai trattati sul libero commercio. 
La firma, avvenuta nella giornata di oggi, così come ha reso noto il segretario al Commercio Wilbur Ross, porterà i dazi americani a raggiungere quota 100% sui prodotti dell’Unione Europea. E tra questi molti sono anche italiani. 
Una decisione che sta già facendo discutere e che, secondo quanto riportato da Coldiretti, porterà ingenti danni all’export italiano nel commercio con il mercato USA, quantificati in 3,8 miliardi di euro. Insomma, per le aziende italiane – ed europee tutte – lo scenario del commercio internazionale rischia di peggiorare. Non senza ricadute importanti in termini economici. Se da un lato Trump sta mantenendo gli impegni presi con i suoi elettori in campagna elettorale, con la seria intenzione di attuare politiche proibizionistiche per il mercato americano, dall’altro lato la “guerra” mossa all’Europa porterà, secondo gli esperti, a contraccolpi disastrosi per l’economia italiana.
Un vero e proprio paradosso se si pensa al fatto che l’Europa aveva supportato l’idea di aderire al TTIP – quest’ultimo fortemente voluto dall’amministrazione Obama – proprio con lo scopo di tagliare le tasse e favorire il commercio tra i paesi membri oltre che con gli USA. Invece caduto Obama, l’Europa, e così anche l’Italia, è finita per rimanere cornuta e mazziata.
Una batosta bella e buona se si considera che l’Europa, a guida tedesca, avrebbe potuto tranquillamente commerciare con la Russia. Una possibilità di fatto negata che, proprio per via dell’embargo e delle sanzioni europee inflitte nei confronti del Governo del Cremlino, sono finite per costare all’Italia, fedele alleata di Berlino, la bellezza di 3,6 miliardi di euro nel solo 2016. Una nuova guerra “fredda” economica che aveva azzerato completamente le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salumi “Made in Italy”. Forse con la speranza che il parallelo accordo di libero scambio TTIP, e tra questi occorre ricordare anche il già consolidato NAFTA e il TTP (il Trans-Pacific Partenship subito bocciato da Trump), andasse effettivamente in porto. 
Ma così non è stato e la conseguente rivisitazione di tutti i trattati di libero scambio tra gli Stati Uniti e il resto del mondo voluti precedentemente da Obama ha invece visto, nella giornata di oggi, l’ennesima chiusura da parte di Trump all’Europa e ai suoi prodotti: “attuare un’ampia revisione del deficit commerciale Usa” e successivamente “impedire che le aziende straniere facciano concorrenza sleale a quelle americane” sono state le dichiarazioni di Trump. E sempre secondo quanto affermato da Ross, citato da Abc News, la revisione avrebbe l’obiettivo di esaminare i rapporti commerciali degli Usa con ogni altro Paese, a dimostrazione che “l’intenzione dell’amministrazione Trump è di non fare nulla a caso, ma di adottare un approccio molto misurato e analitico”. 
Nulla di strano, pertanto, se ancora una volta le élite d’Europa lanciano rinnovate invettive al Presidente USA, anche se questa volta a porsi delle domande sulla politica estera, fino a qui intrapresa, dovrebbero essere principalmente loro, con la relativa scure di Donald Trump che ora rischia di abbattersi su almeno 90 prodotti europei. Veri e propri dazi ‘punitivi’ che all’Italia costeranno una serie di beni come la Vespa o l’acqua San Pellegrino, con la conseguente perdita di altri ingenti ritorni economici sul fronte dell’export.
Insomma, se chiudendosi alla Russia il detto iniziale per l’Europa poteva apparire quello del “morto un Papa se ne fa un altro”, questo ora non può più valere semplicemente guardando all’America di Trump. Quest’ultima, così come più volte dichiarato dal suo neo Presidente, fa i propri interessi e a perderci, ancora una volta, è l’Europa delle fallimentari e inutili élite tecnocratiche. E’ curioso pensare che ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di corsi e ricorsi storici. L’Europa unita ogni secolo ha combattuto con una Russia che cerca con noi la pace, del resto le sanzioni del 2014 sono scaturite dalla decisione di Mosca di curare i propri interessi difensivi. La combattiamo, la odiamo senza un motivo preciso e tutte le volte la decisione di andare contro Mosca finiscono sempre nello stesso modo. La nuova Yalta si profila all’orizzonte e noi europei siamo per l’ennesima volta usciti sconfitti da un conflitto, questa volta economico, con un paese che in fondo ci ama. Si avvicina così inesorabilmente la caduta della Dea, mancano ormai pochi mesi.
Giuseppe Papalia

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica.