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Come in The New Pope viene demolita la figura di Papa Bergoglio

Non è andato per le leggere il regista Sorrentino nel parlare di Papa Bergoglio, anzi ne ha tracciato un’immagine che ricorda molto quella che molti detrattori hanno di lui. Il tutto in appena 30 minuti dove Papa Francesco II, la parodia di Papa Francesco, fa emergere pauperismo, migrazionismo, modi spicci fatti di purghe e una mediatizzazione ostentata dove i fedeli sempre più non si riconoscono in lui.

Un breve cameo, durato poco ma che ancora una volta fa capire come Paolo Sorrentino sia sempre di più un regista alternativo e con uno stile di regia che ricorda sia Fellini, ma soprattutto Pasolini.

Da parte del regista un’ovvia negazione delle somiglianze tra il Papa Francesco II del film e quello reale, del resto la stampa del politicamente corretto si sarebbe troppo schierata contro questa monumentale opera del cinema italiano. Le similitudini comunque ci sono e sono innegabili.

Queste iniziano dal modo in cui il nuovo pontefice in The New Pope si presenta alla folla con un timido buongiorno che ricorda molto quel ”Buonasera” pronunciato dal Papa venuto dalla “fine del mondo”. Ma è dal momento in cui inizia a capire di avere potere che il Pontefice si trasforma in una tremenda macchina volta a imporre, nonostante i sorrisi ostentati nel corso di 30 minuti, una vera e propria dittatura del terrore che si basa sul supporto dei frati francescani, diventati vere e proprie guardie pretoriane al servizio dell’Imperatore-Papa. Un imperatore Papa che arriva alla fine a pronunciare la frase “Io sono il Papa e non ho bisogno di collaboratori”. 

Viglietti/Francesco II si concentra unicamente sui migranti, sui rifugiati e dice che “d’ora in avanti le porte del Vaticano saranno aperte solo per loro”. Sembrerebbe ancora una mossa fatta a favore di qualcuno, ma in realtà il Francesco II di Sorrentino parla solo per scopi mediatici e politici. I migranti, la morigeratezza e l’aiutare i poveri sono mosse solo volte a farsi lodare dalla stampa di sinistra. Si fa quindi fotografare mentre balla con un migrante, mentre abbraccia un’africana ospitata nei giardini vaticani. Insomma: ostenta con ossessione il mantra del poverismo e del migrazionismo. Prima di uscire di scena in modo imprevisto.

Del resto, anche la figura di Pio XIII, interpretata da Jude Law, ha mote affinità con Benedetto XVI: Pio XIII si crede che sia cerebralmente morto (e dunque che sia morta anche la sua carica di Papa), ma il suo corpo è ancora vivo, allo stesso modo Benedetto XVI – colui che, come direbbe Dante ”fece per viltade il gran rifiuto” – è ancora vivo sia nello spirito che nel corpo, nonostante non professi più la professione di Papa. Coincidenze?

Michele Soliani