Il Capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, continua ad essere, nel bene e nel male, una delle figure più discusse dell’intero panorama politico nazionale. Su di lui, l’opinione pubblica rimane divisa tra chi lo vede come uno degli astri nascenti della politica italiana e tra chi, invece, lo reputa inadeguato ed inadatto a ricoprire cariche prestigiose come quella di Ministro degli Esteri e precedentemente di vice premier.
Se fino a poche settimane fa i detrattori di Luigi Di Maio erano solamente i suoi avversari politici e i loro sostenitori, con il Movimento 5 Stelle unito nel professare la fiducia al suo capo politico, oggi la situazione è drasticamente cambiata. In seno al M5S infatti, l’ala riformatrice che vorrebbe un cambio al vertice dell’organigramma pentastellato, ha visto aumentare sensibilmente il suo numero con il Ministro degli Esteri costretto a fare i conti con il crescente malumore anche tra le fila dei suoi.
Le polemiche sorte intorno alla figura di Luigi Di Maio hanno raggiunto connotazioni talmente ampie da portare alla fuoriuscita di diverse indiscrezioni (su tutte quella pubblicata dal Fatto Quotidiano) che vedrebbero il trentatreenne di Avellino pronto a lasciare la guida del Movimento, stanco dei continui attacchi e delle continue esautorazioni al suo operato. Tali indiscrezioni, sempre prontamente smentite da Di Maio e dal suo entourage non fanno altro che continuare ad alimentare il fuoco della pesantissima crisi che, nell’ultimo periodo, si è abbattuto sul M5S e sui suoi esponenti.
Dal canto suo, Di Maio, (come riportato più volte dal Corriere della Sera) sarebbe stanco delle continue critiche al suo operato e ai suoi fedelissimi avrebbe dichiarato: “Ora basta, se vanno avanti così mi dimetto: vediamo cosa sanno fare, che provino loro a tenere la guida del Movimento”. Parole molto forti che evidenzierebbero un malessere profondo del Capo politico pentastellato e un malcelato rancore nei confronti della frangia dei suoi che vorrebbe un cambio al timone del Movimento 5 Stelle.
La realtà dei fatti però, sarebbe ben diversa con un Di Maio per nulla intenzionato a “mollare la barra” e pronto a continuare a guidare un Movimento, diverso nella sostanza ma non nei contenuti. Secondo i più informati infatti, l’attuale Ministro degli Esteri sarebbe pronto ad operare un importante riforma del M5S per renderlo più appetibile e (politicamente) più competitivo, senza però dimenticare le sue origini e i suoi principi cardine.
L’idea sarebbe quella di fare dei pentastellati non più un movimento ma, un vero partito politico, anche grazie (tra le varie): all’assorbimento al suo interno della piattaforma Rousseau non più trattata come un “affare esterno”, alla divisione tra parte politica e parte organizzativa, al rilancio della figura di Alessandro Di Battista, a nuovi progetti civici e ad un’alleanza più libera e meno fissa con il Partito Democratico.
Ad ora queste sono solo mere congetture, solamente il tempo ci dirà se le nubi sorte intorno a Luigi Di Maio sono destinate ad offuscare il cielo pentastellato a lungo o se invece la crisi rientrerà come già successo altre volte, per altri, in passato.
Sicuramente, ad ora, la situazione sembra molto delicata e, al netto di indiscrezioni e smentite, le eventuali dimissioni del leader M5S, unite a quelle già avvenute di altri esponenti in tutta Italia, non sembrano più un’assurdità. Anche se, ormai è cosa nota, in politica (così come in guerra) la realtà dei fatti è sempre molto “liquida” e le alleanze, così come le amicizie, possono durare anche solo il tempo di una campagna elettorale.
Carlo Alberto Ribaudo