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Ambiente Un bergamasco in Rendena

Traffico a Pinzolo: l’astutissimo piano.

Si dice che le vie dell’inferno siano lastricate di buone intenzioni: non so se sia vero in generale, ma, per certo, lo è nel caso della nuova viabilità estiva, adottata per la ridente località di Pinzolo, che ha trasformato il tranquillo borgo rendenese in una succursale degli inferi.

Giunti all’agognata fine del lockdown, probabilmente per rendere più appetibile Pinzolo come meta turistica, in vista di una clamorosa magra di affluenze, in comune devono aver pensato che la cosa migliore per attirare qualche gabino in più fosse trasformare il minuscolo centro cittadino in una sorta di Bressanone, chiudendolo al traffico e trasformandolo in una amena zona pedonale. Ora, per coloro i quali siano digiuni di geografia rendenese, va precisato che Pinzolo è attraversata dalla statale 239, ovvero dalla rotabile che intercetta tutto il traffico da e per Campiglio, Dimaro, la val di Sole, il Tonale eccetera eccetera: certo, in paese la strada prende altri nomi, più caserecci, ma la sostanza non cambia.

Per i più avvertiti, onde evitare gli inevitabili rallentamenti sulla statale, che affronta una bella bissaboba proprio all’altezza della parrocchiale, si poteva, fino a qualche tempo fa, costeggiare il centro dall’altra parte del paese e sbucare di nuovo sulla main street, dopo il piazzale delle funivie. Insomma, Pinzolo non era il paradiso dell’automobilista, specialmente ad agosto, ma si sopravviveva. Poi, è venuta questa bella idea dell’isola pedonale, con i tavolini dei bar in via Marconi, ossia proprio dove la statale faceva la sua brava esse, e si sono spalancate le porte dell’erebo. L’astutissimo piano era quello di far scorrere il traffico tangenzialmente all’isola pedonale, ovvero lungo la statale, verso Campiglio, e lungo via Fucine, verso Tione: così la gente avrebbe potuto passeggiare nel nulla di via Marconi e nessuno si sarebbe fatto male.

Peccato che via Fucine raccolga altre stradette che convogliano il traffico da Carisolo e dalle funivie e, ad un certo punto, s’infili nella strettoia del Bavdin, costringendo chi la percorre a una gimcana tra le case. Peccato (e per fortuna degli imprenditori rendenesi), per soprammercato, che questo agosto abbia visto un’affluenza di turisti a dir poco spropositata: migliaia e migliaia di gitanti hanno invaso allegramente boschi, sentieri, laghi e strade. Soprattutto strade. Così, con la statale a senso unico e la variante intoppata già in tempi di magra, Pinzolo è diventata una tonnara di automobili, con code ovunque e macchine a passo d’uomo, per la comprensibile gioia degli abitanti, che si sono trovati a fare il barbecue in mezzo al traffico.

Insomma, se l’idea era quella di rendere più vivibile il paese, durante le ferie d’agosto, posso tranquillamente dire che si è ottenuto l’effetto contrario: il sogno ecologico si è trasformato in un incubo inquinatorio. Questo, immagino, porterà acqua al mulino della tangenziale, da anni progettata e promessa, ma che impone scelte piuttosto radicali e soluzioni tecnologiche piuttosto complesse: spero, comunque, che la questione verrà affrontata un po’ meno dilettantescamente di come si è fatto per questa bella trovata dei sensi unici. Che dire? E’vero che “chi non fa non falla”, però, certe volte, varrebbe la pena di fare due conticini in più. Anche perché chi si è trovato per un’ora in coda tra le stradette pinzolesi non è detto che l’anno prossimo vorrà ripetere l’esaltante esperienza.

Prendete buona nota, amministratori trentini: le buone intenzioni non sempre bastano.

Marco Cimmino