Quando si fronteggia un mostro sacro, la partenza è in salita ma, grazie alla nostra anagrafe, ci sentiamo più liberi che mai, soprattutto di ricordare come era iniziata.
Nata in Michigan nel 1958, Louise Veronica Ciccone eccetera è frutto di una combinazione etnica incerta. Abruzzesi erano probabilmente i bisnonni paterni, della madre si è detto che avesse radici francesi o irlandesi, passate per il Canada. La donna morì presto e la futura cantante rimase orfana da piccola. Papà Silvio si risposò e alla fine, in tutto, generò otto figli.
Il rapporto con lui e la matrigna viene dipinto, al solito, contrastato; e la giovane Ciccone, più che ribelle, determinata, volitiva e ambiziosa, si butta giovanissima nella bolgia della Grande Mela, ove accadranno un po’ di cose, più di quante non se ne conoscano ovviamente.
Si sono viste foto osé, con esibizione di peli superflui (la nostra patisce l’’effervescenza ormonale mediterranea); si è saputo di un filmetto pornosoft, forse non l’unico, né il più hard; si da per pacifico che abbia sfondato per vie traverse, a partire dal fidanzamento con il DJ JellyBean Benitez, allora un vero king della New York disco.
Da noi viene proposta, fatta e finita come l’abbiamo poi praticata, circa nel 1983, a Discoring, passerella musicale presentata dal boss Gianni Boncompagni. I suoi pezzi erano easy, ben ritmati e freschi, mentre nelle clip, meno sofisticate delle attuali, la ragazzotta aleggiava leggiadra, incurante delle lezioni di ballo che aveva preso e presto sdegnato.
Da allora, nessuno l’ha più fermata, e va riconosciuto che l’album “True Blue”, del 1986, insieme a “Thriller” di Michael Jackson è un vero simbolo al fulmicotone di quel decennio di svolta.
Le critiche erano feroci, soprattutto quando osò fare la caricature di Marilyn nel video di “Material Girl”. Qualcuno, a proposito del fenomeno Madonna, ha tirato in ballo il concetto di “medietà”: sa fare benino un po’ tutto, è studiata per raggiungere ogni gusto e, aggiungiamo noi, strizza l’occhio, di volta in volta, a chiunque: i cattolici con “Papa don’t preach” piuttosto che il mondo LGBT baciando in bocca Britney Spears.
Si dipana nel frattempo la catena infinita di love story, intervallata da due matrimoni: il primo, nel 1985, all’alba del successone planetario, con il valente attore Sean Penn. La coppia era trendissima mentre passeggiava in Central Park ma, tempo un annetto, vennero fuori storie di maltrattamenti reciproci e l’unione terminò.
A giudicare dal barbosissmo docufilm “A letto con Madonna”, circa nel 1990 la fantasista (a questo punto era tale) desiderava un salto di qualità. Impegnata nel suo show “Blonde ambition”, la vediamo salutare papà e sua moglie che, dopo averla vista masturbarsi sul palco sono raggelati dalla sua volgarità e, soprattutto, la notiamo correre appresso alla superstar Warren Beatty, attore a nostro avviso modesto, ma pieno di boria al punto di rivolgerle parole piene di disprezzo, sbattendole in faccia la sua incapacità di stare su un set.
In effetti, anche quando la Ciccone ha girato film a grosso budget e ben affiancata, come “Occhi di Serpente”, diretta da Abel Ferrara, o “Body of Evidence”, con pezzi da novanta quali Willem Dafoe e Joe Mantegna, non convince: ci da sempre l’impressione di guardare in telecamera.
L’Italia, che gli oriundi famosi in genere non si filano particolarmente, sembra aver lasciato il segno sulla cantante, la quale avrebbe sbandato per una sua guardia del corpo (quando venne in tour da noi), il playboy romagnolo Ettore Santinello, morto di AIDS nel 1995, dopo essersi ampiamente vantato della conquista. Forse la magnifica stava cercando un padre per i suoi futuri figli; mancate la presa con Beatty, pare si sia affidata a un reclutato, il suo fichissimo coach Carlos Leon, con cui però si dubita abbia copulato: nulla può essere lasciato al caso, in quelle carriere. Ci assicurano, però, che la stoica primipara trentottenne abbia insistito per un parto naturale, casomai più unico che raro nell’ambiente.
Ripresa la corsa, con pezzi sempre più techno e musicalità raffinate e ancora clamorose hit, passati i quaranta la popstar ci stupisce con una seconda gravidanza (registriamo foto con pancione, a Pantelleria) e nascita di Rocco, figlio dell’emergente regista britannico Gui Ritchie. Seguirà matrimonio in Scozia, di media durata in base ai canoni, seguito dall’esibizione di una serie di “toy boy”, manichini umani senza cervello a mero uso erotico bisex, che proprio lei farà diventare di moda ed entrare nel lessico.
Sempre più cougar, abilmente ritoccata, mamma Madonna volge lo sguardo all’adozione internazionale, ma non le va bene come ad Angelina Jolie e Charlize Theron, no: lei schiva a stento l’accusa di “acquisto” di bimbi africani a scopo esibizionista e dovrà convocare una conferenza stampa, prima di scatenarsi con ben quattro figli scurognoli acquisiti.
Mentre la figliola Lourdes cresce all’ombra della pesante figura materna, qualcosa non funziona con Rocco, che torna a vivere con papà nel Regno Unito. Lei abbozza e tira dritto, adeguando il suo stile a quello di nuovi artisti con cui collabora, da Justin Timberlake a Pharrell Williams, mentre tira su da single la numerosa famiglia: l’ufficio stampa si fa un dovere di informarci che, qualunque cosa accada, tra un allenamento e una seduta con l’omeopata del Bhutan, la ormai sessantenne, che intanto s’è affiliata alla Kabbala, trascorre sempre almeno un quarto d’ora al giorno con la figliolanza.
La pandemia deve averle concesso un meritato riposo dall’esistenza infernale e pressoria cui lei e i colleghi sono sottoposti; ci dicono che l’evento l’abbia sorpresa a Sintra, in Portogallo, dove si sarebbe stabilita dopo avervi inciso “Madame X”, nel 2019.
Attendiamo aggiornamenti, perché, a noi, chissà perché, Madonna Veronica Louise piace: lei, con le sue canzoncine e la sua vocina non ancora domata,, accompagnava le nostre scorribande per gli States, tanti anni fa, ma chi potrà mai ridurre alla ragione questa attempata pazzerella…
Carmen Gueye