Jean Paul Sartre, nel suo libro “L’antisemitismo: riflessioni sulla questione Ebraica”, descrive il Popolo giudaico come l’incarnazione della quinta essenza del capitale. “Liberarsene, conclude, significa accrescere la propria natura di proprietari”. Sartre va giù netto contro l’antisemitismo, accusando la Francia di avere fatto espiare agli ebrei la propria defaillance sociale. Così come i francesi i quali, secondo Sartre, considerano gli ebrei il bisogno mentale di dare la colpa per giustificare i propri fallimenti. In effetti, i buoni transalpini, non furono indulgenti verso il Popolo d’Israele. Lo dice la storia. Lo dice la città di Vichy, lo dicono le manifestazioni di Parigi di fine 800 ed inizio 900; lo assoda un articolo uscito su “La Libre parole” firmato dal giornalista Édouard Drumont, già fondatore del la Ligue antisémite française, terribilmente forviante per il caso Dreyfus, un ufficiale ebreo francese accusato ingiustamente di spionaggio a favore della Germania di Guglielmo II.
L’antisemitismo francese si perde nella notte dei tempi. Fin dalla prima crociata fu un susseguirsi di processi pubblici intentati contro il Talmud (1240-42) e le espulsioni, inizialmente temporanee ed in seguito definitive. Un millennio dopo la loro istituzione non esistettero praticamente più ebrei nel regno di Francia, imitando, di fatto, l’epurazione voluta in Spagna da Isabella “la cattolica”. La Francia, la Spagna, ma nessun stato europeo è immune –od è stato immune- dalla serpe velenosa qual è l’antisemitismo. Basta ricordare la nave Ikarus dei fuggiti dalla Germania Nazista. Cronache di una storia volutamente occultata da chi vince, come amava ripetere il buon Aristotele.
Noi italiani, la guerra, l’abbiamo persa. Nella giustezza di ricordare il Giorno della Memoria e le stramaledette leggi razziali dimentichiamo di aggiungere alcuni dettagli. Non mitigheranno la nostra scellerata decisione delle leggi razziali, tutt’altro e lungi da me, ma comunque importanti per tentare una riflessione su quel che è stata una tragedia immane subita dal Popolo ebraico.
Tre mesi prima delle leggi razziali il Ministro degli interni, Buffarini Guidi, per volontà del capo del Governo applicò una legge dove italianizzò ogni ebreo residente in Italia; i 68.000 ebrei fuggiti dalla Germania nazista, e rifiutati da tutti, furono accolti in Italia dando loro case e lavoro seppure fossimo già in regime della legge razziale; nessun ebreo fu deportato prima di Campo Imperatore, le deportazioni iniziarono con il governo Badoglio.
Giorgio Perlasca, fascista, salvò la vita di 5.500 ebrei a Budapest dando loro da mangiare per ben 4 mesi grazie agli aiuti del Vaticano e del governo italiano; il federale di Latina, nel rastrellamento per l’attentato in Via Rasella, riuscì a salvare diversi ebrei ospitandoli in casa. Il presidente del maledetto tribunale della razza, il giudice Gaetano Azzariti, fu consigliere di Togliatti dal 45 al 47 ed in seguito presidente del tribunale della Consulta fino al 1962. L’immondo binario 21, della stazione di Milano, non fu mai oggetto di interventi da parte dei cosiddetti liberatori.
Eppure sapevano, eppure non fecero, eppure tacquero.
Adesso parlano.
Marco Vannucci