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Avetrana, le cose non dette -seconda parte-

Sentiamo Concetta: molto presto si dichiara convinta della colpevolezza di Cosima e Sabrina; e seguendo, a suo dire, le confidenze di un’altra sorella, avrebbe affermato : “Mia sorella Emma mi parlò di una corda che aveva visto in bocca a un cane e le era sembrato strano, era come se il cane le volesse indicare qualcosa e mi disse di parlarne con i giornalisti. Dopo l’arresto di Sabrina, Emma non si è più fatta vedere“. Bari.repubblica.it.   

Dunque Emma Serrano prima appare solidale con Concetta, poi parrebbe prendere le distanze e schierarsi con Cosima. Ma che significa una corda in bocca a un cane che “ le indica” qualcosa? Qui si inizia a scivolare nell’immaginazione, quando l’accusa parlava  di omicidio a mezzo corda. Torniamo a Concetta che, in uno speciale dedicato al caso su TV 9, siamo ormai nel 2018, all’ascolto dell’interrogatorio di Mariangela Spagnoletti, trova che il PM sia pressante e la ragazza “pilotata”.

Ivano Russo che ne dice? Sfiorato dai sospetti, ha l’alibi della madre, anche se i due  fanno un po’ di confusione sugli orari; qualche sms, vivisezionato dagli inquirenti, potrebbe adombrare delle discrepanze, ma, a parte l’imbarazzante deposizione in aula sulla famigerata “ notte del rifiuto”, il ragazzo non viene più disturbato sul punto. Purtroppo il suo nuovo sodalizio sentimentale, da cui è nato un figlio, si rompe con strascichi astiosi e la sua ex, Virginia Coppola, avrebbe dichiarato che di quel 26 agosto Ivano non ha raccontato tutto, che era uscito nelle ore incriminate. La donna viene catalogata come una ex vendicativa e il capitolo Ivano potrebbe chiudersi un’altra volta. L’accusa per falsa testimonianza è caduta in prescrizione.

Cosa dunque sarebbe accaduto, quel giorno? Scremate le divagazioni di zio Michele, quando ormai la Procura è concentrata su moglie e figlia, apprendiamo che la versione definitiva disegna una certa scena, ovvero:

Sarah esce di casa alle quattordici, anche se Concetta inizialmente aveva parlato delle 14.30;

arriva dai Misseri, dove Michele se ne sta da qualche parte, ma non è chiaro dove ( la teoria del trattore che lo ha fatto infuriare è svanita e con essa anche la sua esatta posizione in quel frangente);

si scatena una lite furiosa tra le due padrone di casa e la povera Sarah ( motivo, la gelosia o la spiata su Sabrina e Ivano?);

la ragazzina, quaranta chili scarsi di leggerezza e gioventù, scappa lesta, ma le due Misseri prendono l’auto;

Cosima (peso oltre i cento chili, in piedi dalle tre e mezzo di notte dopo una giornata passata nei campi)  guida a tutto gas, la raggiunge, esce dall’auto, la rincorre, la afferra senza che alcuno senta nulla;

con le cattive, dopo un tragitto in cui come al solito nessuno vede niente, la riportano a casa, dove, in qualche maniera, con una cintura, la povera quindicenne viene strangolata a quattro mani;

a quel punto vengono chiamati i rinforzi, ovvero zio Michele, suo fratello Carmine e suo nipote Cosimo Cosma: i tre, senza fare una piega, anch’essi visti da nessuno, arrivano come fulmini. Non si sa bene come siano stati convocati: su eventuali risultanze di tabulati in merito ci hanno lasciato a bocca asciutta, come non sappiamo di dichiarazioni dei loro familiari;

si infila il corpo nel bagagliaio della Panda di Michele e via, tutti, a disfarsi del cadavere nel famoso pozzo di contrada Mosca. Poi, si suppone, ognuno sarebbe tornato tranquillo a casa propria, perché…

…perché la Spagnoletti, arrivata per la gita al mare, circa tra le quattordici e trenta e le quattordici e quarantacinque, non ha visto nessuno, non cita terzi, non si accorge di alcuna agitazione.

Come si è arrivati a questo finale

Sulle prime, le dichiarazioni di Michele venivano prese sul serio, perfino l’assurda idea di uno stupro post mortem sul corpo di Sarah: non che non siano esistiti tristi figuri capaci di atti simili, ma si doveva quantomeno attendere l’autopsia. Cosima, ancora libera mentre va a trovare il marito in carcere, glielo ricorda, durante una intercettazione ambientale. Oggi si afferma che la decomposizione non avrebbe permesso tale accertamento, ma la versione iniziale lo affermava. In ogni casa l’obiezione finale è un’altra: Michele non poteva sapere che il cadavere sarebbe stato ritrovato dopo un mese e mezzo; per quel che poteva immaginare a bocce ferme, la scoperta avrebbe potuto verificarsi dopo un giorno o una settimana, e lui essere smentito, pertanto ritrattò la miserabile bugia architettata in chissà quali conciliaboli e con chi. Oppure aveva certezze su un ritrovamento tardivo?

Dopo aver verificato l’inattendibilità dello zio più famoso d’Italia, gli si offre, tuttavia, ancora abbastanza credito da seguire la sua lenta svolta verso le congiunte: ora diventa un incidente casalingo. Ossia, Sabrina e Sarah, mostrando un’ intelligenza vicina al minimo sindacale, avrebbero giocato a cavalluccio: con la Scazzi sopra, si sarebbe pensato. No, Sarah faceva il cavallo e Sabrina, di tripla consistenza, il cavaliere, che con una improvvisata briglia (la cintura, che ora fa capolino) per sbaglio l’avrebbe strozzata. Casomai fosse mai stato vero, Sarah avrebbe sì rischiato grosso, ma per il peso della cugina sul suo esile corpicino.

Altra giravolta di Michele: non giocavano, ma hanno litigato. Come lo sa? Si è visto arrivare in garage Cosima e Sabrina, cadavere in braccio, transitate per un passaggio interno, sempre chiuso ermeticamente fino a quella data, e in pochi secondi insieme avrebbero dato il via alla congiura per l’occultamento. DNA di Sarah? Nemmeno un po’.

Perplessità

La rincorsa di Cosima è attestata dal famoso sogno/visione/percezione del fioraio Giovanni Buccolieri, sul modello di quanto avviene nella cultura degli indios, che considerano i sogni realtà. L’uomo non avrebbe avuto di meglio da fare che dirlo alla sua dipendente Vanessa Cerra, che ovviamente sarebbe andata subito a “sbrodolare” la succosa confidenza alla madre Anna Pisanò.

Buccolieri però, a breve, ritratta tutto; in questo caso non viene creduto, e si becca una condanna a due anni e otto mesi per false dichiarazioni al pubblico ministero, ma non tornerà indietro: non era vero niente, solo una sua ipotesi, nel mare di supposizioni paesane che si incrociavano in quei giorni.

Anna Pisanò, a sua volta, non è stata certo lineare. Prima ha parlato di certi operai che stavano ristrutturando un edificio scolastico e fischiavano alle donne (anche a lei, precisa), quasi alludendo alla possibilità che tra loro si dovesse indagare; poi sterza di brutto, parlando della tristezza di Sarah la sera del 25 agosto, e di un suo malumore anche il 26, giorno in cui, vedi caso, la Pisanò si sottopose a trattamenti estetici da Sabrina (e Sarah era sempre lì), notando il suo pallore e le lacrime trattenute, perché bistrattata da Sabrina.

In realtà l’umore altalenante dei giovanissimi è la regola; e a meno che la Pisanò la sera non fosse stata al pub, parlerebbe de relato: il 26 nessuno, oltre lei, notò Sarah corrucciata.

Le amiche di Sabrina picchiano duro sulla sua infatuazione per Ivano ma, quanto a Sarah, ne riferiscono in modo non significativo: ogni giorno, specie tra giovani donne e ragazzine, si incrociano liti e rappacificazioni. L’indomani mattina Sarah era nuovamente dalla cugina, andò a comprare un prodotto in profumeria per lei, ed era vestita di nero; dopo il veloce pranzo a base di cotoletta, entusiasta alla prospettiva di andare al mare, provocando anche un po’ di disappunto in Concetta, mise il costume da bagno e si cambiò, indossando la famosa maglietta rosa come testimoniato anche da Concetta…

…ma no. Un manutentore, che l’avrebbe notata per strada, parla di lei vestita di nero nel primo pomeriggio, e le parole di Concetta passano in secondo piano. Né conteranno di più riguardo all’orario: Concetta ha sostenuto che sua figlia era uscita alle quattordici e trenta, ma sul punto verrà ritenuta più affidabile la badante Maria Pantìr, che insiste con l’uscita alle quattordici. Né varrà più che tanto la testimonianza dei due fidanzati di passaggio, che hanno notato Sarah camminare sul marciapiede e propendono anch’essi per le quattordici e trenta.

E perché mai, nel correre dietro a Sarah, si sarebbe impegnata la stanca e pesante Cosima, unica a saper guidare, lasciando in auto l’imperturbabile Sabrina? Sarebbe stato del tutto logico che la più giovane si mettesse alla rincorsa e la patentata Cosima aspettasse in auto col motore acceso, pronta a ripartire.

Nel giro di circa venti minuti dunque Sabrina avrebbe:

ucciso Sarah insieme alla madre

chiamato il padre in garage

mentre Michele allarma mezza parentela per occultare il cadavere, mandato messaggi al telefonino della cugina e con lo stesso dispositivo, ora in suo possesso, risposto con uno squillo per far credere che la poveretta fosse ancora viva

scambiato altri messaggi con una cliente che nel frattempo l’aveva contattata

corso in strada dove l’attendeva la Spagnoletti

finto preoccupazione e dirottato tutti verso casa Scazzi, mentre Michele, incorporeo, si dileguava con la salma in auto insieme ai complici.

Sembrerebbe una macchinazione davvero fortunata, per un delitto d’impeto, che si suppone lasci l’assassino un minimo sconvolto nell’immediatezza: pochissimi minuti per decidere sul da farsi,  e un perfetto coordinamento di cinque persone, tra delitto, chiamata alla complicità, occultamento e pantomima con la Spagnoletti e la cliente.

Alcuni strascichi

“ intercettato, Ivano dialoga con un amico, Alessio Pisello, e pronuncia una frase inquietante: «Qualcuno di noi ha parlato». Parlato di che cosa? Nella villetta al mare c’è forse un segreto da nascondere? Anche il 29 novembre, sempre intercettati, Ivano e i suoi amici discutono animatamente di quanto dovranno dire agli inquirenti, di che cosa vada corretto e di che cosa andrebbe nascosto Panorama.it 27 novembre 2018 –  

Esisteva, in effetti,  questa villetta, di proprietà del nonno di Sarah, e pare che su certe feste che vi si svolgevano nessuno abbia raccontato la verità: Sarah c’era o no? Circolava droga? La ragazzina aveva visto qualcosa?

Per ora, è tutto: ergastolo per Cosima e Sabrina, otto anni per Michele, che ha ripreso a dichiararsi colpevole ed è stato anche condannato per la diffamazione nei confronti del suo primo avvocato Daniele Galoppa e la consulente Roberta Bruzzone. La criminologa in particolare, a suo dire, lo avrebbe convinto ad accusare la figlia, in quanto rassicurato sul fatto che avrebbe preso solo un paio d’anni di carcere….

Se solo Sabrina non fosse stata sentita da tutti, nei convulsi momenti in cui Sarah non arrivava, mentre proclamava sicura “ l’hanno presa, l’hanno presa”, forse non avrebbe attirato su di sé quell’attenzione. I suoi detrattori, vedendola così spesso in televisione, l’ hanno bollata impietosamente, additando il presenzialismo quale ovvia pertinenza caratteriale di un’assassina narcisista; se solo Cosima non avesse spintonato il marito dietro la porta del garage, per indurlo a non dire pericolose scemenze dinanzi ai giornalisti, gesto interpretato come volontà di insabbiare la verità…se, se solo Sarah fosse ancora qui.

Maria Lucia Monticelli, la giornalista che seguiva la vicenda per “Chi l’ha visto” ci regala a sua volta una visione: prima del ritrovamento del corpo aveva sognato la ragazzina che la avvolgeva in un abbraccio “dolente”: così  aveva intuito che lei non c’era più.

Se fosse stato tutto un brutto sogno.

Carmen Gueye

Riguardo l'autore

carmengueye

Carmen Gueye genovese laureata in lettere antiche, già pubblicista e attiva nel sociale, è autrice di romanzi, saggi e testi giuridici