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San Vigilio: Trento ricorda il martire

Come ogni anno, il 26 giugno, Trento celebra il suo patrono Vigilio. Il suo nome deriva dal latino vigilius, che significa letteralmente “vigilante”.

Come ogni anno, il 26 giugno, Trento celebra il suo patrono Vigilio. Il suo nome deriva dal latino vigilius, che significa letteralmente “vigilante”. Egli fu anche il terzo vescovo di Trento, una carica che con tutta probabilità rivestì verso la fine del IV secolo. Non è un caso che anche la parola vescovo, episcopus in latino, possa tradursi con “colui che guarda sopra”, andando a rimarcare ancora una volta il ruolo guida di Vigilio per tutta la comunità dei fedeli.

Le lettere ad Ambrogio e Simpliciano

Sulla base delle evidenze storiografiche, gli storici della chiesa affermano che egli visse due volte, in quando abbiamo di lui notizie diverse a distanza di secoli. Le prime pervengono dai testi letterari che si riuniscono attorno alla figura di Vigilio, come la lettera posta all’interno dell’epistolario di Ambrogio e databile tra 381 e 397.

Vigilio era da poco asceso al sacerdozio e chiese direttamente ad Ambrogio, vescovo di Milano, la conferma. Questo perché nei primi secoli dell’era cristiana il vescovo veniva si scelto in sede locale, ma doveva essere riconosciuto e consacrato da altri al di fuori della diocesi d’appartenenza.

San Vigilio in estasi, di Giuseppe Alberti

Ambrogio, con la conferma, inviò anche alcuni saggi consigli, utili per comprendere la situazione trentina dell’epoca. Gli venne raccomandato di evitare il prestito a usura, di essere ospitale e di evitare i matrimoni misti. In particolare, venne qui riportato l’esempio di Sansone e Dalila, tratto dal libro dei Giudici, probabilmente citato per via della minoranza trentina. Infatti, il gigante perse tutta la sua forza nel momento in cui si fidò della donna straniera.

Di Vigilio siamo a conoscenza di un’altra lettera, in questo caso rivolta a Simpliciano, successore di Ambrogio come vescovo di Milano. L’epistola riguarda il martirio dei tre “barbari”, Sisinio, Martirio e Alessandro in Anaunia nel 397 d.C., presso San Zeno.

Lo stile missionario è fatto di pazienza e attesa; Vigilio voleva costruire una sorta di santuario sul luogo della morte (San Zeno). Nella lettera vennero lodati l’operosità e la pazienza di uno stile pastorale missionario come quello dei tre martiri.

Poi, per diversi secoli, Trento venne investita da un silenzio quasi assordante. Questo almeno fino al IX secolo.

La Passio Sancti Vigili

Attorno a questa cronologia è databile la Passio Sancti Vigili, un’agiografia che riporta la vita e l’apostolato di Vigilio. Egli venne eletto vescovo in giovane età, a 20 anni, un fatto del tutto insolito per l’epoca.

Proveniva da Roma e studiò ad Atene. Portò la parola di Dio in territorio diocesano e non solo, essendo anche fondatore di trenta chiese nelle valli. Negli ultimi giorni della sua vita venne inseguito e poi ucciso da un’orda pagana in Val Rendena, il 26 giugno del 405.

Tuttavia, vista la mancanza di altri documenti coevi, la storia del martirio nella valle trentina è quasi certamente da ascrivere ad un contesto in cui venivano intrecciate verità e leggende.

Nonostante ciò, il ricordo di Vigilio è ancora vivo nella nostra comunità, come testimoniato dai festeggiamenti del capoluogo trentino di questi giorni.

Mattia Nadalini

Riguardo l'autore

mattianadalini

Laureato in "Studi storici e filologico letterari", attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in "Scienze storiche".
Appassionato di cultura e sport, in particolare calcio e formula 1, dal 2020 scrive saltuariamente sulla propria pagina Instagram "Il simposio del calcio".