Non s’è ancora spento l’eco di una Beatrice Venezi capace di arginare le solite voci rosse, unite, quest’ultime, in connubio franco-italiano (rigurgiti di quella truffa al popolo chiamata internazionale, ricordate il ce n’est qu’un debut… urlato a squarciagola nei cortei (rossi) negli anni 70?) ecco i soliti beoti compagni scagliarsi contro il Maestro Alberto Veronesi reo di avere diretto la Boheme di Puccini, alla prima di Torre del Lago (LU), con gli occhi coperti da una benda per non vedere lo scempio della scenografia propinata da tal Cristophe Gayral, compagno di vecchio corso. Fuori dai denti: il Maestro ha fatto non solo bene, ma benissimo! Io, l’Opera con questa regia, l’ho vista a Verona, come già scrissi sulle pagine di questo giornale.
Fu uno scempio assoluto, un oltraggio all’opera ed alla memoria di Puccini. Si ha un bel dire il rinnovamento… Ma di quale rinnovamento parlano? Un obbrobrio non si chiama rinnovamento, ma schifo. Punto. Ma poi… da quale pulpito? Chiunque abbia voluto rinnovare le loro “sacrosante verità” non è stato dilapidato pena la galera (questo dal 1960 in poi, prima di questa data lapidavano, eccome se lapidavano!), ma bollato come un cretino revisionista, spacciatore di bugie o fake news per dirla alla (brutta)moda di oggi. Da De Felice a Pansa, da Pansa a Veneziani. Immeritatamente, metto pure il sottoscritto. C’est la vie, c’est la gauche.
Ed allora sorbiamoci questa italietta dei mille scandali, delle truffe per il bonus casa, delle truffe per il reddito di cittadinanza, dei preventivi aumentati del 2.0000% sui lavori pubblici. Potrei continuare per ore, per giorni, per mesi. Per tutti i mesi talmente è lungo l’elenco. Buona truffa a tutti, monsieur! Mi corre il pensiero ad Arnaldo di Crollalanza, Ministro ai lavori pubblici del bieco regime fascista, in soli 3 mesi ricostruì il Volture e l’Irpinia dopo il disastroso terremoto del 33. Per ben 90 giorni, egli, dormì in un vagone ferroviario fermo a metà strada delle zone terremotate. Controlli su controlli, mattone su mattone. Tre mesi dopo, con i soldi avanzati, il Governo italiano costruì l’autostrada per Venezia. Un altro sospiro, ma quando torna Lui?
Mi è arrivato l’invito per partecipare al nuovo congresso di Gianni Alemanno, l’ennesimo per avviare un nuovo movimento identitario, la cosa mi stuzzica, ma non più di tanto, poiché brucia ancora la ferita del Marriot del 2017. Sicuramente, a noi con la Fiamma tricolore nel cuore, l’attuale destra ci sta stretta, inutile negarlo. Noi cresciuti con l’orgoglio dell’appartenenza, con la fermezza dei nostri Valori non negoziabili, con il sociale in ogni nostra azione, noi che di destra siamo stati lo fu per finta, noi che fummo l’unico partito mai sfiorato da tangentopoli o da qualsivoglia ruberia, come riconoscerci se non come orfani politici? Anacronistici? Forse. Illusi? Soprattutto. Ma lasciateci l’orgoglio dell’onestà morale e politica, poiché è questo il nostro essere Camerati.
Do una rapida occhiata al programma di Orvieto. Un parterre de roi, niente da dire, pure fin troppo. Fin troppo nessuna attinenza con noi. Il timore di un de ja vu si fa strada nella mente, un già visto di partecipanti in bella mostra convenuti per piantare la loro bandierina e ciao-ciao a tutti tra scappati di casa, scappati da altri partiti, di una massa alla ricerca di una seggiola nella hall dell’albergo.
Lasciatemi l’orgoglio di essere Missino per sempre.
Marco Vannucci