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Il Post It: Le tante Ustica nel cielo d’Italia.

Ben nove anni addietro, correva l’anno 2014, in una trattoria del quartiere Brera, a Milano, rimasi perplesso da una rivelazione sussurratami da una commensale. Per forma mentis sono restio per dare valore alle diffusioni esplosive fornitemi qua e là, causa la ragionevole certezza di vivere nel Belpaese dove complottisti e giallisti fanno a gara tra loro, finsi di trasecolare affrettandomi nel cambiare discorso. Era una sera di primavera inoltrata, il quartiere Brera è una botta di colore rispetto al monotono grigiore della città di Ludovico Sforza, detto Il Moro. A Brera gli artisti di strada si susseguono nell’intreccio dei vicoli e piazzette, suonando o dipingendo tra i tavoli situati all’aperto delle cento e più trattorie, qualche bel vaso fiorito fa da cornice ad uno spettacolo, se accadesse di svegliarsi all’improvviso giureresti di trovarti a Lerici. Frega l’assenza dell’odore del mare, ma prima o poi l’ingegno meneghino sopperirà pure a questo. Potete scommetterci. Comunque sia, Brera, è un’esperienza da vivere per la mente, qua si respira aria di cultura, e per il cuore perché è la perla più lucente della notte milanese. Invitato ad una tavolata, per una cena politica con altri venti commensali, la signora sedutami accanto mi bisbigliò di avere un segreto da rivelare. Un po’ stupito, pensando al chi diamine rappresentasse quella signora, acconsentii con un mezzo sorriso.

“Olindo e Rosa sono innocenti!”

Si, va be, risposi, ma hanno pure confessato….

“Sono innocenti, ti dico!” Continuò l’interlocutrice un po’ seccata dalla mia risposta.

Ma davvero?!?! Mi finsi meravigliato nel mentre sceglievo la pietanza sul menu.

In quel tempo scrivevo per i settimanali del Gruppo Veneziani, da STOP! ed altre testate, qualche collaborazione estemporanea con un paio di quotidiani ma niente di che, inoltre gestivo la comunicazione per l’amico Alberto Torregiani al tempo candidato alle imminenti elezioni Europee. Non detti peso a quella rivelazione e, soprattutto, non mi parve il caso di aprire un’inchiesta sul nulla. Sinceramente avevo la pancia piena grazie ad i miei articoli (chi l’avrebbe detto, da lì a due anni, il gruppo avrebbe chiuso i battenti?), con un editore magnanimo nel pagarli, oltre a qualche spicciolo raccattato per articoli da free lance e per varie consulenze. Perché avrei dovuto dannarmi l’anima indagando, ricostruendo, nonché appostarmi per intervistare? Mostrai un palese disinteresse, ero soddisfatto del presente per complicarmi la vita. Pochi mesi prima avevo concluso due inchieste giornalistiche monstre (fui il primo a sdoganare la Chil Post della Renzi Family per il quale solo il buon Storace, per il Giornale d’Italia, non ebbe timore nel pubblicare, nonché sulle Case Famiglia gestite dalle cooperative –e da giudici dei minori compiacenti- ma che nessuno ebbe le palle per inchiostrare un giornale qualsiasi), no, signora, risposi pacato, con tutta la buona volontà non riuscirei a trovare il tempo per scrivere due righe in merito, glissai.

Mi spiace, signora… Signora? Ed invece sbagliai. L’autrice della rivelazione non era una quaquaraquà da social, bensì la dott.ssa Marinella Maioli, psicologa emerita dell’Istituto Opera di Milano, la grande casa di reclusione situata in Via Camporgnago a Milano. Tra gli oltre 1400 detenuti, Olindo e Rosa, erano già custoditi in via definitiva. Ospiti senza la camera matrimoniale richiesta, senza il vedersi a piacere loro, privati dell’illusione infantile di confessare per la libertà però ripagati con l’ergastolo per entrambi. Due idioti innamorati dietro le sbarre. Due assassini? Quella sera pensai assolutamente di sì, convinto per la loro confessione e per fede cieca su chi svolse le indagini. Un po’ annoiato davanti alla TV, spippolando sul telecomando, l’altra sera mi sono trattenuto nel guardare una rete Fininvest dove Le Iene, i noti giornalisti d’assalto in onda su Italia1, i quali teorizzavano sull’innocenza di Olindo Romano e Rita Bassi con dati di fatto indiscutibili. Ripensai a quella sera in Brera di tanti anni prima, alla dottoressa Maioli, a Rosa ed Olindo, ma anche a David Rossi, ad Enzo Tortora; meditai pure su Massimo Bossetti, Bruno Contrada, Giuseppe Gulotta.

Ma… si! Mettendo in elenco pure Pietro Pacciani sicuro di non bestemmiare per questo. Pensai pure ai 30mila innocenti costretti in galera negli ultimi 30 anni, ma rimuginai pure su chi non ha mai pagato come Achille Lollo, pensai a Bologna, a Piazza Fontana, al Rapido 904… Con un piccolo spazio, nella mente, per quell’articolo mai pubblicato sulle Case Famiglia. A tutto questo ragionai mentre la fiducia, già ridotta al lumicino da anni su magistrati ed investigatori, perdeva le ultime particelle.

Sono troppe le Ustica nel cielo chiaro scuro dello Stivale, oltre ogni ragionevole dubbio come recita il Codice penale italiano, per questa Legge uguale per tutti ma diversa per alcuni. Quando consenziente, quando vendicativa, quando cieca, quando per immagine, quando per uno scranno parlamentare. Intollerabile.

Marco Vannucci.

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