Vittorio Emanuele: un principe sfortunato e incompreso, nato come simbolo dell’Impero e di una Nazione che aspirava a diventare una superpotenza e morto nei fatti in esilio, in quella Ginevra che lo aveva accolto durante quell’esilio durato quasi sessant’anni per fatti a lui non imputabili. La vita per Vittorio Emanuele di Savoia indubbiamente è stata contrassegnata dalla passione e dalla sofferenza. L’emblema di ciò è stato rappresentato dalla sua unione con Marina Doria, matrimonio di sicuro non inizialmente accettato dal padre che lo portò a essere “scomunicato” dall’austero Umberto II, eppure un matrimonio felice e che ha visto due persone trovarsi nel puro senso della parola. Vittorio Emanuele accettò tutte le conseguenze di tale gesto a differenza di tanti altri principi che anteposero l’amore ai doveri della Corona con orgoglio e grinta. A lui tanti spiacevoli fatti sono stati attribuiti ma è altresì vero che ci troviamo di fronte a un principe di casa Savoia, a quello che era nato per essere il nostro sovrano, quindi con tutti quei pregi e quei difetti che hanno contraddistinto i suoi predecessori. Con lui ci abbandona una pagina di Italia, una pagina lunga 87 anni che oggi si è conclusa.
Azzeccata l’espressione usata da la repubblica in riferimento a lui secondo la quale lui sia Re mancato. Sua madre, Maria Josè, e molti monarchici ritenevano nel 1946 che solamente l’abdicazione di Umberto II, dopo quella di Vittorio Emanuele III potesse essere l’unica soluzione per salvare la monarchia, così non fu e l’ultimo Re d’Italia fu suo padre, il re di Maggio.
Tale fatto venne dallo stesso Vittorio Emanuele affrontato in occasione del suo matrimonio con Marina Doria quando per aggirare i rifiuti del padre alle nozze aggirò l’ostacolo ed emanò un “decreto reale” nel quale si elevava a re, autoproclamandosi Vittorio Emanuele IV re d’Italia, in quanto, secondo lui, succeduto ipso iure al padre nel 1946 come conseguenza della sua partenza per l’esilio, considerata da lui come un’abdicazione. “Per effetto della avvenuta successione, Ci competono anche i diritti di Capo legittimo della dinastia Sabauda e tali diritti eserciteremo d’ora innanzi, solo temperati dalla discrezione che lo stato fisico e morale di S.M. l’ex Re Umberto II detta alla Nostra coscienza di figlio”.
Un secondo decreto, emanato il giorno successivo, al fine di sanare la condizione borghese della fidanzata, conferiva a Marina Doria il titolo di duchessa di Sant’Anna di Valdieri. Pochi giorni dopo, l’11 gennaio 1970, la sposò civilmente a Las Vegas, contraendo in seguito anche le nozze religiose a Teheran.