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Il Post It: Brutti, bugiardi, e cattivi: lo sproloquio Scuratiano

Avete la faccia come il culo!” Così si rivolse un inviperito Roberto Giachetti, al tempo deputato piddino, durante l’assemblea del partito riunitosi a Roma. Correva l’anno 2016. Otto anni dopo la faccia è sempre che quella: a culo era, ed a culo è rimasta. Si evince dalla alzata di scudi in atto in questi giorni, dove la sinistra s’è unita in una specie di partigiana crociata in difesa dell’ultimo paladino, seppellendo nel dimenticatoio le loro malefatte. Il paladino in questione, per altro arrivato ad hoc per l’occasione, è un ragazzotto invecchiato male di nome Antonio Scurati, al quale piace giocare fantasticando la storia raccontando fischi per fiaschi per i beoti creduloni. Già s’era cimentato in ben due libri fantasiosi su Mussolini, il figlio del secolo e l’uomo della provvidenza, talmente fantascientifici che pure il più compagno dei bibliotecari abbia ritenuto di non collocarli tra la saggistica della storia, ma bensì nella narrativa. Ovvero tra i racconti scaturiti dalla fantasia. Va da sé che per i due racconti abbia riscosso un discreto successo poiché Mussolini “tira”, per dirla in gergo commerciale, per inciso qualsiasi tomo scritto sull’Uomo di Predappio scala le classifiche in un batter d’occhio. Prima di questi due libri sul Duce, il buon Antonio Scurati, s’era cimentato in ben altri argomenti scarabocchiando una decina di libri. Oddio, libri… libertucoli, ecco, alzi la mano chi tra questi ne abbia letto almeno un rigo. Ma Mussolini tira ed Antonio da Napoli, al cui se esistesse un Premio Strega per la fantascienza gli spetterebbe di diritto, con quella faccia ben descritta da Roberto Giachetti s’è voluto inerpicare in uno scritto per farne un monologo su RAI 3. Noi di Secolo Trentino siamo gente curiosa, per cui siamo andati a rivedere questo monologo tentando di capire quanta lesa maestà abbia subito il Lelio* partenopeo. Riguardiamolo insieme:

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania“.

In questa prima parte lo storico dei miei stivali Scurati racconta, da par suo, la storia dal vangelo secondo i comunisti; ma la realtà fu ben diversa e la storia, quella vera, è da anni venuta alla luce malgrado le resistenze partigiane. Matteotti fu assassinato dal livornese Amerigo Dumini, insieme a Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria, Amleto Poveromo e Aldo Putato, su ordine del Re Vittorio Emanuele III. Così lo afferma Matteo Matteotti, il figlio di Giacomo, e così lo confermò il maggiore accusatore di Mussolini, ossia il Giudice Silvestri nel suo memoriale, scagionando completamente il Duce. Giacomo Matteotti era entrato in possesso del dossier riguardante la Sinclair Oil, una società petrolifera inglese avente il Re d’Italia tra i maggiori azionisti, azienda alla quale i Re aveva concesso personalmente la trivellazione gratuita – e perpetua- in alcune zone d’Italia. Uno scandalo di proporzione enorme, un vorticoso giro di denaro che dato in pasto all’opinione pubblica avrebbe cambiato la sorte della monarchia anzitempo.

Dopo questo preambolo l’antifascista militante effettivo Antonio Scurati da Napoli scrive di proprio pugno (immagino chiuso, per l’occasione):

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati”. “Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via”. “Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023)”. “Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana“.

Sarebbe anche giunta l’ora di dire che nelle mattanze citate da Scurati, dalle fosse Ardeatine a Sant’Anna di Stazzema, i partigiani ebbero più di una responsabilità iniziando dal fumetto con la pipa, ovvero quel Sandro Pertini partigiano, capace di scagliare il sasso e nascondere la mano. Come avvenne in Via Rasella. Sarebbe pure giunta l’ora di affermare che, pur sotto le maledette leggi razziali firmate dal futuro consigliere di Togliatti, Gaetano Azzariti, l’Italia accolse 68mila ebrei fuggiti dalla Germania Nazista; sarebbe giunta l’ora di ribadire come le deportazioni iniziarono col Governo Badoglio e che fino a Campo Imperatore nessun ebreo ebbe un solo capello torto; sarebbe finalmente scoccata l’ora di ricordare che “l’antisemita” di Benito Mussolini volle nel 1931 la Costituente ebraica togliendo il Popolo ebraico dalla vergogna qual fu il ghetto ebraico eliminando l’obbligo del rincasare prima del tramonto e dando a loro parità di diritti. Sarebbe l’ora di scrivere che il Governo Italiano, 3 mesi prima delle stramaledette leggi razziali per mano del Sottosegretario degli interni il pisano Guido Buffarini Guidi, emise una legge atta ad italianizzare ogni ebreo residente in Italia. Ma tutto questo, Antonio Scurati da Napoli, non l’ha scritto. Men che meno s’è guardato bene dal ricordare come i santini del 25 aprile, ovvero i partigiani, evitarono come la peste ogni azione a favore degli ebrei. Eppure sapevano. Eppure ne erano a conoscenza, ma il trovare un Perlasca tra loro gli fu impossibile poiché gli eroi, quelli veri, non s’inventano. Santo Scurati da Napoli! Dopo San Gennaro capace di sciogliere il sangue, ecco Sant’Antonio Scurati capace di sciogliere i nodi del PD. Il nodo dei voti di scambio, della trattativa con la mafia locale, degli assessori e sindaci con tanto di avviso di garanzia sulla porta di casa. Il santo scioglitore di nodi alla bisogna, in nome e per conto del antifascismo militante per giunta di un fascismo sepolto da 80 anni, nel mentre strilla l’attentato alla democrazia paventa il ritorno alla dittatura per il mancato messaggio televisivo invocando la libera informazione… già, libera, ma che sia solo la loro. Diversamente non avremmo saputo 50 dopo della tragedia per le foibe; non avrebbero seppellito per decenni il film Porzus dopo avere minacciato i proprietari delle sale cinematografiche se solo si fossero permessi trasmetterlo, ed eguale trattamento lo hanno riservato pure per il film “Il segreto d’Italia” il quale narra della mattanza partigiana a Codevigo; diversamente avremmo letto sui libri di storia la verità su Schio, Collegno, Reggio Emilia, Modena, Ferrara. Secondo il vostro diktat Giorgia Meloni dovrà dichiararsi antifascista, e sicuramente lo farà, ma voi quando affermerete di essere anticomunisti? Non per il do ut des, ma perché fino ad allora nutrirò il dubbio del perdurare la vostra complicità con i criminali.

E se la storia non si dovesse riscrivere, caro Antonio Scurati da Napoli, con la vostra fantascientifica pulitevi la faccia. Quella tanto ben descritta da Roberto Giachetti

Marco Vannucci

*Lelio. Personaggio della Locandiera di Goldoni, definito il bugiardo per antonomasia