Scegliere tra mangiare animali o diventare vegetariani e vegani è una questione molto intricata. Il tema è serio e grave, a livello individuale e per tutta umanità che ha a disposizione un solo pianeta.
Tra i filosofi, è crescente il pensiero antispecista, che si oppone alla cultura tradizionale che attribuisce diverso valore e status morale agli individui unicamente in base alla loro specie di appartenenza (1) .
La specie umana, da quando i sapiens hanno prevalso sui neanderthal, a lungo ha creduto fermamente di godere di una superiore unicità che giustifica il diritto di uso e abuso della natura e delle creature viventi (2) .
L′antispecismo predica, a buon diritto, ma talora con vertici di intolleranza intellettuale, l′adozione di una dieta alimentare completamente vegana. Ammessi i pari diritti degli animali nei confronti degli umani e di fronte al successo di certe posizioni culturali che attribuiscono intelligenza e sensibilità anche alle piante, che cosa dobbiamo mangiare per essere in pace con l′etica? Sassi? E i sassi non hanno diritti? Non sono anch′essi parte dell′ambiente al quale si va riconoscendo sempre più un diritto esistenziale?
L′auspicato cambiamento alimentare ha fondamenti etici, ma la sua immediata applicazione sarebbe pericolosa, per la salute, l′economia, l′ambiente, la cultura di intere società. La dismissione improvvisa del consumo di carne può sollevare alcune problematiche piuttosto gravi, che riguardano aspetti di salute, ambiente, economia e cultura di intere società.
La carne è una fonte importante di proteine complete, ferro EME (da emoproteine muscolari, emoglobina o mioglobina facilmente assorbibili), vitamina B12 e zinco. Passare improvvisamente a una dieta priva di carne, senza una pianificazione adeguata, può causare carenze di questi nutrienti essenziali. Per alcune persone, il corpo potrebbe aver bisogno di tempo per adattarsi a una dieta priva di carne, specialmente se le alternative vegetali ricche di proteine non sono introdotte gradualmente.
Bambini, donne incinte, anziani e atleti possono avere bisogni nutrizionali specifici che richiedono un approccio graduale per evitare pericolosi deficit.
Settori economici legati alla produzione e alla lavorazione della carne (allevamento, macelleria, ristorazione) potrebbero subire un collasso improvviso, con perdita di milioni di posti di lavoro a livello globale. Le economie rurali, soprattutto nei Paesi dove l’allevamento è una componente fondamentale, potrebbero soffrire di un drastico impoverimento, con conseguenze sociali rilevanti.
Popoli nomadi che fondano la loro cultura sull’allevamento di mandrie di bestiame perderebbero la propria identità culturale oltre al sostentamento alimentare.
Molte alternative vegetali (come prodotti a base di soia, tofu, seitan o carne coltivata) possono essere più costose o difficili da reperire in alcune regioni, rendendo il cambiamento non accessibile a tutti. Un’improvvisa riduzione del consumo di carne lascerebbe molti allevamenti senza una domanda di consumo per i loro prodotti. Ciò potrebbe portare a un surplus di animali, con il conseguente abbattimento di massa o la gestione non sostenibile del bestiame. La produzione intensiva di alcune alternative vegetali (tra gli altri, soia, riso, olio di palma, frutta, verdura fuori stagione) ha un impatto ambientale significativo (ingente uso di acqua, deforestazione, necessità di trasporto), che potrebbe peggiorare se la domanda esplodesse improvvisamente. I sistemi agricoli non sono pronti ovunque a soddisfare una domanda esclusiva di alimenti vegetali su larga scala senza un periodo di transizione.
In molte culture, il consumo di carne è profondamente radicato nella tradizione, nei riti religiosi e nell’identità culinaria. Una dismissione improvvisa potrebbe generare resistenze culturali o sentimenti di alienazione. La dieta è strettamente legata allo stile di vita ed è profondamente identitaria: cambiare improvvisamente il modo di alimentarsi può risultare difficile, generando insoddisfazione o rifiuto. Un cambio drastico – magari imposto da élite culturali egemoni – potrebbe generare conflitti tra gruppi pro e contro il consumo di carne, alimentando divisioni sociali. Il cambiamento improvviso rischierebbe di creare un effetto boomerang, con una maggiore opposizione anche da parte di persone disposte a ridurre gradualmente il consumo di carne.
Per affrontare questi problemi, gli esperti suggeriscono la riduzione graduale del consumo di carne, introducendo alternative vegetali progressivamente, sostenendo ‘agricoltura rigenerativa e l’allevamento sostenibile, soprattutto educando la popolazione sull’alimentazione bilanciata.
Incidentalmente si ricorda che uno dei due filosofi citati in nota, l′antispecista Leonardo Caffo, è stato condannato in primo grado a quattro anni per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della ex compagna, una femmina appartenente alla sua stessa stessa specie umana.
1 – Caffo, Leonardo. (2018). Vegan. Manifesto Filosofico. Einaudi, 2018.
2 – De Caro, M., & Maffettone, S. (2000). Cosa dobbiamo intendere come persona. Ragioni del corpo, ragioni della mente. Iride, 13(3), 549-564.
Gian Luigi Corinto, docente universitario di Geografia e Marketing agroalimentare, consulente Aduc