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Libera Chiesa in libero Stato? Un’illusione tutta italiana

Se ci fosse ancora Camillo Benso conte di Cavour, colui che pronunciò la celebre frase “libera Chiesa in libero Stato”, rimarrebbe deluso nel sapere che il principio di separazione dei poteri nel nostro Paese non ha mai avuto effettivo esito.
L’Italia, Paese formalmente laico, continua a vivere in una condizione ambigua, dove l’influenza della Chiesa cattolica sulle dinamiche politiche e culturali è tutt’altro che marginale. Un’egemonia silenziosa ma pervasiva, sopravvissuta ai secoli, ai regimi e persino alla modernità.

Ciò lo si può comprendere immediatamente: accendendo la tv ci si rende conto che il capo della Chiesa ha monopolizzato tutte le emittenti, pubbliche e private, senza via di fuga. Ovviamente questo non è il solo motivo infatti per comprendere questa anomalia italiana bisogna partire da un dato storico: la società italiana è stata per decenni profondamente religiosa, al punto da imporre alla politica la necessità di trovare un accomodamento con il potere ecclesiastico. Un caso emblematico è il fascismo, un regime autoritario, anticlericale per natura, che però scelse di scendere a miti consigli. I Patti Lateranensi del 1929, siglati da Mussolini con il Vaticano, furono il frutto di un compromesso strategico: il regime garantiva alla Chiesa uno spazio di potere e visibilità, e in cambio otteneva legittimazione, o almeno neutralità.

Si trattò di una tregua più che di un’alleanza, ma fu sufficiente a rendere il Vaticano una presenza riconosciuta e strutturata nella vita pubblica italiana.
La storia, però, è fatta anche di contrappesi. È proprio dalla Chiesa che, in parte, venne la spinta decisiva per la fine del fascismo, ma non solo. Monsignor Giovanni Battista Montini – il futuro Paolo VI – svolse un ruolo chiave nel tessere i fili della nuova Italia, guidando spiritualmente la nascita della Democrazia Cristiana. Quel partito avrebbe dominato la scena politica per cinquant’anni, fino a Tangentopoli, con un’identità intimamente legata al pensiero cattolico e alla dottrina sociale della Chiesa.

L’intreccio era così stretto da rendere quasi impossibile distinguere tra potere politico e potere spirituale. La Chiesa, lungi dal ritirarsi nella sola sfera morale, ha continuato a incidere direttamente sulla direzione del Paese anche dopo la fine della DC: nelle scelte culturali, legislative, etiche e perfino economiche.

La Chiesa ha anche dimostrato di avere le idee chiare sul futuro del nostro Paese nel corso dei decenni: se nel 1946 Pio XII non supportò la monarchia nel referendum istituzionale, non fece lo stesso nel 1948 e a riguardo sono ben celebri le opere di Guareschi sul ruolo della Chiesa che aveva a suo tempo nella società rurale italiana. Le opere di Guareschi e quella visione di Chiesa di lotta e non solo di preghiera del resto sono ancora attuali: basti pensare all’influenza ecclesiastica su temi come il fine vita, l’8×1000 e l’insegnamento della religione nelle scuole italiane.

Lo si vede comunque continuamente anche in televisione con un’attenzione nei confronti della Chiesa che rimane costante e senza alcun condizionamento dovuto a esigenze di mercato.
Così la visione di Camillo Benso Conte di Cavour di uno Stato totalmente laico rimane ancora oggi totalmente scritta solo sui libri di storia.

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