All’interno della radiotrasmissione “Battitori Liberi” in onda su Radio Cusano Campus, è intervenuto il Generale Fabio Mini, già Capo di Stato Maggiore della NATO Sud Europa.
Durante il suo intervento, il Generale ha offerto un’analisi articolata sull’evoluzione del conflitto in Ucraina, sui rapporti internazionali e sulle prospettive di pace.
Commentando le recenti dichiarazioni di Donald Trump sul possibile disimpegno USA, Fabio Mini ha dichiarato: “Più che un tradimento, è uno scivolone concettuale. Se Trump voleva accelerare il negoziato proponendo un compromesso, le sue minacce di disimpegno giocano a favore di una sola parte – o degli Stati Uniti stessi. È un lapsus pericoloso. La situazione è grave: i colloqui dovrebbero riprendere, ma sono partiti da posizioni inconciliabili. È difficile pensare che un attore esterno possa oggi rimettere in carreggiata questo treno. Trump non può mediare: è parte del conflitto. Gli USA, fin dall’inizio, hanno preso posizione a fianco di Kiev. Ora che potrebbero voler uscire da questo ruolo, si trovano davanti a uno scenario cristallizzato anche per responsabilità europee. Gli Stati Uniti sono troppo coinvolti per essere un mediatore credibile”.
Il Generale, proseguendo nel suo intervento, è stato poi critico anche verso l’Unione Europea: “Continuare con le sanzioni non solo non aiuta, ma impedisce qualunque alternativa diplomatica. L’UE, forse peggio degli USA, è diventata cobelligerante. Ha sostenuto solo Kiev, escludendo ogni interlocuzione con Mosca, e ha travalicato i limiti della propria governance tecnica, prendendo decisioni di politica internazionale che non le competono. Non può continuare su questa strada”.
Successivamente, parlando dell’andamento della guerra, Fabio Mini ha ulteriormente spiegato: “Non c’è uno stallo. I russi avanzano un po’ alla volta, ma in modo sistematico. La loro tattica ora è colpire zone circoscritte, consolidare il territorio e mantenere il controllo. I droni ucraini causano danni, ma non portano a guadagni territoriali. L’Ucraina ha una vulnerabilità strutturale: manca di profondità strategica. Le truppe sono sparse, ma dietro c’è il vuoto”.
Infine, sul rischio di attacchi con droni contro l’elicottero presidenziale russo, il Generale ha concluso il suo intervento specificando: “È possibile che i droni riescano a penetrare lo spazio aereo e minacciare anche Mosca, ma dopo l’attacco cosa succede? Non c’è un controllo del terreno successivo. Servirebbe ben altro che l’Ucraina oggi non ha. I droni sono sensibili alla contraerea, soprattutto a bassa quota”.