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Il Gen. Fabio Mini: “Serve diplomazia, non retorica bellica”

Red No War message and peace symbol graffiti on grunge ciment wall - peace concept
Ad affermarlo è stato il Generale Fabio Mini, mettendone in discussione l’origine storica e il valore attuale ed esprimendo forti perplessità sull’attuale assetto geopolitico e sulla narrativa dominante in tema di difesa e sicurezza internazionale.

“La frase ‘se vuoi la pace prepara la guerra’ non ha alcun senso”.

Ad affermarlo è stato il Generale Fabio Mini, ai microfoni di Battitori Liberi su Radio Cusano Campus, mettendone in discussione l’origine storica e il valore attuale ed esprimendo forti perplessità sull’attuale assetto geopolitico e sulla narrativa dominante in tema di difesa e sicurezza internazionale.

Successivamente il Generale Mini ha proseguito specificando: “Secondo alcuni storici, quella frase non è nemmeno mai stata pronunciata nell’antichità. Oggi la vera deterrenza passa per la qualità dei rapporti tra le nazioni. Senza riconoscimento reciproco non può esserci diplomazia, e senza diplomazia non può esserci pace”.

Fabio Mini ha poi analizzato criticamente l’evoluzione della NATO, sostenendo che si sia allontanata dallo spirito originario del Trattato Atlantico: “Negli anni ‘90 abbiamo assistito a un’accelerazione bellica travestita da ‘guerre umanitarie’. Possiamo scrivere ‘viva la pace’ sulle bombe, ma restano strumenti di morte”.

A preoccupare maggiormente, secondo il Gen. Mini, è l’attuale clima di ansia militarizzata: “Oggi si parla solo di soldi, si fissano date come il 2035, trasformando la Russia in una minaccia strutturale e di lungo termine”.

In merito al ruolo americano nell’Alleanza Atlantica, Fabio Mini ha specificato: “La NATO è una macchina militare efficacissima. Possiamo anche scioglierla, ma domani dovremmo crearne un’altra. È però poco realistico pensare a un disimpegno degli USA: attraverso la NATO tengono l’Europa al guinzaglio”.

Infine, sul conflitto in Ucraina, Fabio Mini ha sottolineato l’importanza di ridurre l’invio di armi come primo passo verso una soluzione diplomatica: “La pace non si ottiene umiliando una delle parti, ma riportando i paesi attorno a un tavolo”.