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In piscina più della metà degli annegamenti riguarda i bambini: l’allarme dell’ISS e cosa possiamo fare

three boy s jumping into the water
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Una giornata d’estate, una piscina, il rumore dell’acqua, le urla gioiose dei bambini. Tutto sembra perfetto, eppure è proprio in questi contesti che si consuma una delle tragedie più sottovalutate: l’annegamento. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso in questi giorni un report allarmante, secondo cui oltre il 50% degli annegamenti in piscina coinvolge bambini e adolescenti sotto i 19 anni. Una realtà tanto silenziosa quanto devastante, che ISS e Regioni hanno deciso di affrontare con una campagna di prevenzione rivolta alle famiglie e alle istituzioni.

I dati raccolti tra il 2017 e il 2021 parlano chiaro: in Italia, in media, ogni anno muoiono 41 minorenni per annegamento. In totale, sono stati registrati 206 decessi nella fascia d’età compresa tra 0 e 19 anni. A colpire è che quasi la metà di questi episodi si verifica proprio in piscina, spesso in contesti privati e apparentemente sicuri, come il giardino di casa o le strutture turistiche. In moltissimi casi, i bambini non sanno nuotare, oppure vengono lasciati soli anche solo per pochi istanti. E quei pochi istanti bastano: l’annegamento può avvenire in meno di due minuti, e quasi sempre senza rumore, senza grida, senza alcun preavviso.

La dinamica ricorrente è terribilmente simile: un adulto si distrae, magari risponde a una telefonata o si allontana per prendere un asciugamano, mentre il bambino si avvicina all’acqua senza che nessuno se ne accorga. L’assenza di barriere, l’accesso libero alla piscina e la mancanza di dispositivi di sicurezza fanno il resto. La sensazione di sicurezza, spesso, è ciò che più espone al rischio.

Per contrastare questo fenomeno, l’ISS ha lanciato una campagna nazionale che punta a sensibilizzare famiglie, enti locali, strutture turistiche e istituzioni scolastiche. Al centro della campagna vi è l’idea semplice ma decisiva che i bambini non devono mai restare soli vicino all’acqua. Nemmeno per un secondo. È un principio basilare che, da solo, può evitare molte tragedie. Accanto a questo messaggio, si incoraggiano interventi strutturali, come l’installazione di recinzioni attorno alle piscine, l’utilizzo di teli coprenti rigidi e l’adozione di dispositivi di allarme che segnalano accessi o cadute involontarie.

Altro punto fondamentale riguarda la formazione: imparare a nuotare sin da piccoli, avviare i bambini all’acquaticità con istruttori qualificati e, al contempo, educare anche i genitori a riconoscere situazioni di pericolo e a intervenire rapidamente con manovre di primo soccorso può fare la differenza.

Nel contesto trentino, dove le strutture con piscina – agriturismi, B&B, case vacanza – sono particolarmente diffuse e dove l’estate è sinonimo di turismo familiare, queste indicazioni assumono un valore ancora più concreto. È fondamentale che ogni gestore prenda coscienza della propria responsabilità e che ogni famiglia comprenda che la sicurezza in acqua non è mai una questione da prendere alla leggera.

Come ci ricorda la campagna dell’ISS: “Mai da solo vicino all’acqua. Nemmeno per un secondo.”