Qualche giorno fa, stavo assistendo ad una accesa discussione tra colleghi, e l’argomento in causa era il giudizio che si rimbalzavano l’uno verso l’altro, stile sceneggiata napoletana, piuttosto esilarante, e mi ha fatto riflettere: da cosa è determinato il valore di una persona, dalla sua interiorità o dal metro di giudizio degli altri? La diversità dovrebbe essere un valore aggiunto, ciò che io non conosco lo posso imparare dall’altro; la distinzione sta nel contributo che diamo al mondo.
La nostra presenza ha valore nel momento in cui ci definiscono in quanto appartenenti ad uno status, o alle caratteristiche che ci valorizzano? L’uomo, si sa, ha bisogno di appartenere ad un gruppo per natura, ma questo lo rende forse più vulnerabile perché perde di individualità.
Quando veniamo giudicati, per appartenenza, si instaura una sorta di pregiudizio che ci etichetta marchiando la nostra personalità per definizione, dimenticando che al di fuori dal gruppo siamo solo persone bisognose di approvazione forse per mancanza di autostima. Appartenere ad un insieme ci rende più forti, sicuri, determinati a far valere la nostra ragione, una ragione che probabilmente sta ovunque. Chi può dire ciò che è giusto o sbagliato, vero o falso e con quali parametri? Chiaro, quello che va bene ad uno non può esserlo per l’altro!
Come può esistere una giusta e decisiva definizione di ogni ideologia e opinione, non può esistere un assoluto, sarebbe come avere un cervello unilaterale. Essere etichettati per ideologia avversa all’altra, crea screzio sociale dove ogni gruppo stabilisce un processo alla condotta personale; essere etichettati è sinonimo di sfiducia personale, la paura che crea il giudizio ci rende vulnerabili alle scelte spesso dettate dal compiacere, assecondare per essere accettati.
L’educazione dataci fin dalla tenera età, costringe alla scelta ‘dell’altro’ genitore o insegnante o qualunque autorità ci indottrina allo schieramento, ci plasma come statuine di argilla, rendendoci fragile ad ogni osservazione impedendo alla nostra vera essenza di esprimersi: se sei bravo, se sei obbediente, se sei capace eccetera, gruppo X; se sei disobbediente, se sei disordinato, se sei distratto, se sei poco creativo, se sei capriccioso etc, gruppo Y……….ma non saranno tutti questi ‘se sei’ a creare un adulto Etichettato e di conseguenza ad Etichettare?
La luce non esiste senza il buio, il sopra non esiste senza il sotto, il pieno non esiste senza il vuoto, come non esiste il bene senza il male, la mano destra non può esistere senza la mano sinistra, ognuno compensa l’altro.
Ogni individuo è un mondo infinito di sfumature che pochi sanno cogliere perché prevale un giudizio superficiale, forse l’unica via è cercare il giusto l’equilibrio di ogni cosa trovando il meglio nelle persone senza apporre Etichette.
Carla Manica