La Seconda Guerra mondiale è terminata ovunque, perfino in Germania, in Italia NO! Siamo alle soglie del primo villaggio da costruire fuori dall’atmosfera, abbiamo ormai visitato la Luna, abbiamo la sonda su Marte, possiamo viaggiare nello spazio per qualche minuto con mezzi privati, portafoglio permettendo, ma ancora siamo qui, inchiodati al 1943/45. Legittimo, se si trattasse di parlare di documenti e di materiali storici inediti. Grave, se si tratta di cancellare la parte scomoda, quella che nessuno vuole ascoltare.
La sinistra “dura e pura” ci ricasca, negando Norma Cossetto. Ormai è uno degli ultimi baluardi ideologici della sinistra storica: negare le foibe.
Ci sono molti personaggi cancellati senza motivo, è il caso degli infoibati. La storia di Norma Cossetto non si trova spesso nei libri di scuola, eppure la sua vicenda era nota da sempre, visto che è stata trascritta dal suo professore pochi anni dopo l’accaduto. I FATTI SCOMODI ESISTONO. MAGARI POSSIAMO IMPARARE A MEMORIA LE DIECI RIGHE!
Come si evince dai documenti parlamentari “Norma Cossetto era una giovane studentessa italiana di Santa Domenica di Visinada, all’epoca parte dell’Italia e oggi in Croazia, NATA il 17 maggio 1920, e MORTA, dopo aver subito violenza sessuale da numerosi carnefici, vicino ad Antignana, precisamente infoibata a Villa Surani, la notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943”. Opera delle partigianerie titine che infoibarono in una strage – reale e non presunta come taluni con acrimonia e odio sostengono – che ha colpito a tradimento e fuori dalle consuete regole di guerra.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non certo una personalità del ménage fascistizzato, durante la commemorazione del 10 febbraio 2007, disse: “Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica“.
Proprio questo era stato il motivo per cui il 9 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva concesso a Norma Cossetto la medaglia d’oro al merito civile alla memoria con questa motivazione: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio.“
In Italia ci sono state 130 città che hanno aderito subito all’iniziativa di intitolare un parco, una via, una strada, un edificio o una sala, oppure una targa a Norma Cossetto. Altre città invece si stanno man mano aggiungendo in questi ultimi mesi. Restia l’Emilia Romagna con la sua vergognosa emblematica scena in atto al Comune di Reggio per l’Emilia e in ritardo anche il Trentino Alto Adige, dove probabilmente non c’è volontà?
C’E’ ANCHE CHI NE SBAGLIA IL NOME IN CONSIGLIO COMUNALE, O SUI SOCIAL: LA CHIAMANO “CROSETTO”
Si resta basiti comunque nel notare come la politica possa usare parole a vanvera, menando soliloqui senza controllo di stampo negazionista, per negare un fatto ovvio: l’omicidio di una studentessa che è il simbolo di un’epoca. Che non si voglia ricordare il crimine non significa che esso non sia esistito.
Sovente tutt’ora c’è bisogno di ripetere la faccenda, prendendo in mano per l’ennesima volta gli stessi documenti, come se parlarne fosse “tempo perso” eppure basta poco per avere una posizione, un NO, un SI’. Certamente dire di no significa pensare che le foibe siano state una cosa giusta, ma questo apre un altro capitolo della questione. (MC)