Francesco e Salvatore Pappalardi sono due ragazzini di 13 e 11 anni, chiamati affettuosamente Ciccio e Tore. Vivono a Gravina di Puglia, con il padre Filippo, autotrasportatore, e la matrigna Maria Ricupero. Maria, vedova con due figlie, ha sposato Filippo dopo il suo divorzio da Rosa Carlucci, con cui è rimasta a vivere la primogenita Filomena. La nuova coppia ha avuto poi un’ altra bambina, così in famiglia c’è un gran movimento, un’allegra brigata che sembra funzionare.
Tra Filippo e Rosa non corre buon sangue. Se le separazioni sono sempre dolorose, la loro lo è stata di più, con strascichi di rivendicazioni e forse vendette: da quanto abbiamo visto soprattutto nel programma “Chi l’ha visto?”, nostra principale fonte, era soprattutto Rosa a non dare tregua all’ex, in una strenua battaglia per l’affidamento dei due maschietti, che il padre stava per vincere definitivamente. In realtà le polemiche successive riguarderanno più la convivenza tra la giovane Filomena e il patrigno nuovo compagno di Rosa, che i rapporti tra i fratellini e Maria, donna riservata, casalinga, che faceva quello che poteva per badare alla piccola tribù di figlioli, tra propri e acquisiti.
Così accadeva che Ciccio e Tore gironzolassero spesso per il paesone, incontrando coetanei, giocando anche in un vecchio palazzo patrizio diroccato e fatiscente, che ancor oggi ci chiediamo perché non fosse sbarrato e reso inaccessibile, vista la pericolosità delle sue forre. E’ stato facile per i cronisti tornare sul tema del sud in abbandono, dove si trascurano le elementari norme di sicurezza, pur a terzo millennio avviato.
Il pomeriggio del 5 giugno 2006 i due ragazzi escono a giocare come fanno di solito. La sera, però, non tornano a casa: Filippo ne denuncia la scomparsa e scattano le ricerche, che riguarderanno anche quel famigerato casolare, la cosiddetta “casa delle cento stanze” , nulla trovando.
Ma proprio lì il dodicenne Michelino, nel 2008, bighellonando tra i precipizi ancora non messi in sicurezza, cade in un pozzo: senza farsi troppo male, ma impattando i resti mummificati dei fratelli Pappalardi.
La storia è tutta qui, non ancora risolta, ma con un seguito penoso:
Un paio di giorni fa «mani ignote ma esperte hanno forzato l’ingresso della cappella cimiteriale in cui riposano» i fratellini Ciccio e Tore Pappalardi«ed hanno scardinato le lastre di vetro che ricoprono le tombe». Lo denuncia su Facebook il sindaco di Gravina in Puglia, Alesio Valente, che rileva come la tragica storia dei due fratellini non abbia saziato «la fame di dolore degli sciacalli». Il Messaggero -. Lunedì 8 Marzo 2021
Ciò che non si può dimenticare è l’accanimento mediatico contro Filippo, che scontò del carcere preventivo: pater familias forse troppo apprensivo e preoccupato di mantenere l’ordine nel nucleo allargato che si ritrovava a gestire, ma non certo il feroce padre/padrone descritto nei mesi successivi alla disgrazia. Un uomo intercettato mentre cercava “ i bambini miei” parlando il serrato dialetto gravinese, per cui saranno necessarie perizie foniche filologiche al fine di chiarire il contenuto carico di angoscia delle sue parole, che si voleva far passare per un tentativo di occultare un duplice parricidio, mentre Rosa girava per trasmissioni puntando ovviamente il dito contro di lui: salvo ammettere, a ritrovamento avvenuto, che lo riteneva innocente.
Carmen Gueye